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Tremonti candida Draghi per il vertice Bce

«Un’ eccellente scelta, sarà sostenuta dal governo italiano. Non è una questione di nazionalità»
Mancava, nel governo, solo l’ esplicito sostegno del ministro dell’ Economia alla candidatura del governatore della Banca d’ Italia, Mario Draghi, alla presidenza della Bce, in sostituzione di Jean-Claude Trichet, che lascerà l’ incarico il prossimo novembre. Ieri però Giulio Tremonti ha per così dire colmato la lacuna sostenendo in maniera decisa le ambizioni italiane per la poltrona di Francoforte. E lo ha fatto parlando di crescita e di crisi coi giornalisti stranieri presso l’ associazione della stampa estera. Quella di Draghi «è un’ eccellente candidatura e sarà sostenuta dal governo italiano», ha detto Tremonti mettendo così da parte, con una chiara presa di posizione politica, le diversità caratteriali e lo scarso feeling col governatore. «Per noi non è una questione di nazionalità, se l’ incarico debba spettare all’ Italia o alla Germania, perché bisogna basare la scelta sul più alto profilo di competenze» ha aggiunto il ministro, spiegando che il criterio è dunque «la capacità professionale» e «noi consideriamo Draghi fortemente qualificato». Col segnale di Tremonti la corsa per la sostituzione di Trichet è quindi iniziata anche in Italia. Certo determinante è la posizione dei capi di Stato e di governo che faranno la scelta, ma saranno i ministri delle Finanze dell’ Ecofin a decidere l’ apertura dei termini per le complesse procedure che porteranno alla nomina. I tempi non sono strettissimi, visto che la presentazione ufficiale delle candidature dovrebbe avvenire in marzo è c’ è da vedere quali saranno gli sviluppi in Germania, dove la corsa per Eurotower è partita in largo anticipo ma si è fermata con l’ abbandono del principale candidato, concorrente di Draghi per l’ incarico, Axel Weber, del quale ieri sono state confermate le dimissioni dalla presidenza della Bundesbank. Tremonti ieri ha parlato anche del patto franco-tedesco sulla competitività e il controllo dei debiti degli stati europei, che l’ Italia «non teme». Perché, ha detto, può trarne benefici a patto che ci sia una formulazione collegiale. E a patto che si spieghi all’ opinione pubblica come la crisi non sia partita tanto dai conti pubblici fuori controllo di alcuni Paesi ma dalle banche, come nel caso dell’ Irlanda, e «in questi termini va gestita». I debiti cioè «sono l’ output (il risultato) e non l’ input (la ragione)» ha affermato il ministro, spiegando che «i leader dei Paesi dell’ Eurozona, molti dei quali con tripla A, non dovrebbero nascondersi dietro le loro presunte virtù di bilancio, ma piuttosto dovrebbero spiegare ai loro elettori che buona parte della crisi del debito pubblico non fonda le radici nella spesa pubblica» ma piuttosto «nelle banche». Tremonti ha poi ribadito che l’ Italia è immune dal contagio della crisi, nonostante l’ alto debito, e può contare sulla seconda industria manifatturiera d’ Europa.

Fonte: Corriere della Sera del 12 febbraio 2011

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