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“L’Austerity? Necessaria”

«Nessuno potrà contrastare le misure di austerità»: il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco probabilmente pensa a rassicurare mercato e investitori, quando risponde così alla Cnn circa la possibilità dell’emergere di posizioni populiste in vista delle prossime elezioni politiche. Visco non lascia spazio all’ipotesi di un abbandono, da parte del prossimo governo, della strada delle riforme e del rigore intrapresa dall’esecutivo di Mario Monti. Il dibattito politico «non è ancora iniziato realmente, ma non è nell’interesse del Paese, e non vincerà, interrompere un processo di risanamento che in Italia è stato molto importante, più significativo che altrove». Anche perché in Italia il debito privato è molto più basso che in altri Paesi europei e ciò aiuta e ha aiutato assorbendo buona parte dello choc. Poi, a fugare i dubbi, è il fatto che «la maggior parte dell’aggiustamento è stato già deciso e avviato». Sull’euro Visco è «molto più fiducioso: rispetto a un anno fa le differenze sono straordinarie grazie alle misure intraprese sia dai singoli Paesi sia a livello politico europeo». E poi «l’euro è irreversibile» – ha aggiunto citando il presidente della Bce, Mario Draghi – per due motivi: perché in Europa si sta progredendo verso una maggiore unione e perché la politica monetaria fa da «ponte» alle decisioni del governo che «sono fondamentali ma hanno bisogno di tempo per realizzarsi» e i mercati «non possono aspettare». In ogni caso, risanamento e riforme strutturali «devono andare mano nella mano. Il rischio di un collasso dell’euro è dovuto solo al collasso di credibilità». Tornando all’Italia, Visco ha ribadito che il debito del Paese «è sostenibile» e lo sarebbe anche se i tassi di mercato fossero superiori al 5% che è il rendimento dei titoli decennali sul secondario. La questione «non è la sostenibilità del debito, ma i suoi costi. E certo gli attuali tassi sono estremamente costosi, soprattutto in termini di minor crescita». In ogni caso «l’Italia ha già vissuto anni con tassi superiori al 5%». Una situazione più delicata la vive la Spagna, l’altro Paese in crisi. Ieri sera Standard & Poor’s ha tagliato il rating di due scalini a «BBB-», ultimo livello «investment grade», con prospettive («outlook») negative per la profonda recessione che limita le opzioni politiche del governo pressato dalle proteste sociali, per la forte disoccupazione e la debolezza delle sue banche. Oggi intanto a Tokio, dove si svolgono i lavori dell’assemblea annuale di Fmi e Banca mondiale, agitati dalle tensioni tra Giappone e Cina sul possesso dell’isola Senkaku (Pechino non ha inviato i massimi rappresentanti del suo sistema bancario ma solo i «vice»), si terrà il G7 con i ministri dell’Economia e delle Finanze e i governatori delle banche centrali di Usa, Giappone, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia.

Fonte: Corriere della Sera 11 ottobre 2012

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