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Napolitano:partiti fondamentali, il web non puo’ sostituirli

«All’ opposizione per 34 anni, potrei fare un trattato» il web non può sostituirli.
Non si può fare a meno dei partiti politici che sono «indispensabili»; la fuga dalla politica sarebbe «una catastrofe»; e comunque non può essere la rete, il web, che pure è utile, a fare da «cinghia di trasmissione delle istanze dei cittadini verso le istituzioni», al posto dei partiti. È l’ esortazione lanciata ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai giovani in occasione di un incontro al Quirinale organizzato per presentare l’ attività dell’ Osservatorio lavoro dell’ Arel (Agenzia di ricerche e legislazione). Napolitano sollecita i ragazzi che gli rivolgono le domande «a fare a spallate», a «sfondare le porte» per resistere a chi li vuole tenere fuori dalla politica, ma dice loro di stare attenti a non confondere gli strumenti del confronto. La Rete, il web, spiega, è importante per dialogare e per partecipare ma non può essere né diventare il luogo delle decisioni politiche. Che hanno bisogno di proposte, anche dalle file dell’ opposizione, come sa bene lo stesso capo dello Stato: «In 38 anni da deputato, 34 sono stati all’ opposizione. Potrei scrivere un trattato». Dalla politica all’ economia, dallo studio al lavoro. L’ incontro con i giovani al Quirinale, al quale partecipano anche il governatore della Banca d’ Italia, Ignazio Visco, e il presidente dell’ Istat, Enrico Giovannini, tocca inevitabilmente i temi più urgenti per le nuove generazioni. «La condizione giovanile in Italia si è fatta sempre più critica col dispiegarsi degli effetti della crisi», anche perché «le politiche di bilancio restrittive, le scelte di risanamento e consolidamento fiscale adottate dal governo pesano soprattutto sulle fasce più deboli», aggiunge il capo dello Stato che parla anche di rigore e di austerità. Sono necessari, afferma, per tenere i conti in ordine, perché non si può fare più come nel passato quando le riforme sono state fatte a deficit, ampliando a dismisura la spesa pubblica, e pesando sulle generazioni future. I tagli però non possono essere fatti con il «machete» in settori importanti per lo sviluppo della società come la formazione e la ricerca, sui quali bisognerebbe invece investire. Tuttavia anche i giovani devono cambiare, avverte Napolitano: «Non dovete aspettare il posto pubblico», quello garantito a vita, che è «un dinosauro» del passato, «ma dovete essere determinati, avere volontà e coraggio per vincere le sfide». Quanto all’ Europa «il pericolo maggiore è il ritorno a miserabili logiche nazionali» o a «velleitari nazionalismi». L’ Europa «sta vivendo una crisi progettuale», «dobbiamo reagire». Il governatore della Banca d’ Italia, Ignazio Visco, è da sempre convinto, e ieri l’ ha ripetuto, che sia necessario per la crescita e per lo sviluppo di tutti «investire nella conoscenza». «Abbiamo mantenuto la sopravvivenza ma non abbiamo investito sul futuro» dice, spiegando che i cardini sui quali dovrebbe poggiare il nuovo mercato del lavoro dovrebbero essere «la flessibilità ma non la precarietà e l’ innovazione da parte delle aziende». La flessibilità, aggiunge, ha portato certo più occupazione, e ha consentito alle piccole e medie imprese di ridurre le spese, sostituendo «il lavoro costoso dei lavoratori anziani con quello molto economico dei giovani». Ma le Pmi non hanno «cambiato la loro natura» rimanendo poco capaci di innovare i prodotti. In Italia «la struttura produttiva deve cambiare», avverte Visco spiegando che ci sono poche imprese in grado, aggregandosi, di utilizzare tecnologie nuove. Sui temi del lavoro interviene anche il ministro del Welfare, Elsa Fornero. «È importante imparare un mestiere», afferma mentre la riforma del lavoro sbarca in aula al Senato per incassare il primo via libera del Parlamento. Il testo (al quale sono stati presentati circa 600 emendamenti, molti dei quali da singoli parlamentari) viaggia ormai blindato e il governo sarebbe pronto a chiedere, molto probabilmente domani mattina, la fiducia. Anzi le fiducie: il ddl, infatti, sarà spacchettato in quattro tranche (flessibilità in entrata, flessibilità in uscita, ammortizzatori sociali e formazione) e su ciascuna vi sarà un voto dell’ Assemblea che dovrebbe arrivare per la tarda mattinata di giovedì. Il disegno di legge poi passerà all’ esame della Camera, dove si attende un iter veloce così da poter dare il via libera definitivo alla riforma, come previsto, entro la fine di giugno.

Fonte: Corriere della Sera del 29 maggio 2012

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