• sabato , 27 Luglio 2024

“L’Italia non può crescere senza puntare sui giovani”

Draghi al governo: servono subito misure per lo sviluppo.Il lavoro. Secondo la Banca d’ Italia lavora solo il 35% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni I «Neet» Il 19,1%, i cosiddetti Neet, non studia né lavora, come ha evidenziato il rapporto Ocse.
«La crescita economica non può fare a meno dei giovani né i giovani della crescita». Il governatore della Banca d’ Italia e prossimo presidente della Bce, Mario Draghi, torna a parlare di un tema a lui caro, il futuro dei giovani penalizzati dalla crisi, per sollecitare una volta di più misure per lo sviluppo. Le loro difficoltà, dice, «devono preoccuparci» anche perché la loro emarginazione è una delle cause della bassa crescita. Ed è dunque guardando soprattutto alle giovani generazioni che occorre «uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali: è una priorità assoluta della politica economica nel nostro Paese» sostiene nel suo intervento a porte chiuse nel seminario all’ Abbazia di Spineto (Sarteano) vicino Siena. Le misure necessarie, spiega il governatore, devono «rimuovere una serie di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’ attività economica, definire un più favorevole contesto istituzionale per l’ attività delle imprese, promuovere una maggiore accumulazione di capitale fisico e umano». Bisogna dunque, insiste Draghi, guardare ai giovani che «hanno prospettive di reddito più che mai incerte» e il cui contributo alla crescita «è frenato in vario modo dai nodi strutturali che strozzano la nostra economia. Si stanno sprecando risorse preziose; stiamo mettendo a repentaglio non solo il loro futuro ma quello del Paese intero». La crisi scoppiata nel 2008 poi ha acuito drammaticamente il problema ed è «diffusa la percezione che le condizioni di vita dei giovani saranno peggiori di quelle sperimentate dai loro genitori». Non è certo una bella cosa. Anche perché aumenta e allunga il ricorso alla solidarietà familiare. La famiglia è «una difesa», però sempre più debole. Visto che «nel complesso la condizione di povertà economica dei nuclei con figli si è aggravata». Tra il 2007 e il 2010 «il reddito sarebbe diminuito in media dell’ 1,5%, con un calo più forte, oltre il 3%, tra i nuclei con capofamiglia di età compresa tra i 40 e i 64 anni». Ma la famiglia, pure se più povera, continua a costituire «un riparo dalle intemperie dell’ economia». Con un grosso rischio: se il miglioramento del proprio tenore di vita, avverte Draghi, non avviene tramite l’ accumulazione di risorse collegate al proprio lavoro come accadeva più frequentemente cinquant’ anni fa, quando i patrimoni familiari erano modesti e i tassi di crescita del reddito elevati, si generano problemi di equità». Perché «il legame tra i redditi da lavoro dei genitori e quelli dei figli è in Italia tra i più stretti nel confronto internazionale» e perché il successo professionale di un giovane «appare dipendere più dal luogo di nascita e dalle caratteristiche dei genitori che dalle caratteristiche personali come il titolo di studio conseguito». Per assicurare condizioni di partenza meno diseguali ai giovani che si affacciano alla vita adulta può essere utile, secondo il governatore, considerare strumenti redistributivi della ricchezza oltre che del reddito. Una dotazione di capitale all’ inizio della vita adulta può aiutare a determinare più liberamente il proprio futuro, può consentire di avviare un’ attività economica, meglio di un sostegno corrente di reddito spalmato su più anni; può permettere di acquisire un’ istruzione universitaria». Quanto al mercato del lavoro è necessario «favorire i processi di riallocazione dei lavoratori tra imprese e settori» e «ridurre il grado di segmentazione del mercato del lavoro». Bisogna poi «restringere il divario tra settori protetti e non protetti, modificando la regolamentazione delle diverse tipologie contrattuali ed estendendo la copertura degli istituti assicurativi». In questo modo sarà possibile «riequilibrare le opportunità occupazionali e le prospettive di reddito, oggi fortemente sbilanciate a favore delle generazioni più anziane».

Fonte: Corriere della Sera 8 ottobre 2011

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