• lunedì , 14 Ottobre 2024

La colpa del debito = il record mondiale di pensioni

Le fesserie, purtroppo, non le scrivono o dicono solo i media di sinistra. Franco Bechis, giornalista combattivo e coraggioso, ha voluto abbordare un tema che non gli è congeniale: il debito pubblico. In trent’anni – scrive sotto la testata di Libero – è raddoppiato ed oggi siamo al 115% del pil. Verissimo. Ma il campione del disavanzo , ossia del cosiddetto “rosso”, accusa Bechis, è Ciampi, così come Amato, Craxi e Fanfani. Sono trasecolato! Come si può scrivere una cosa del genere quando si sa che Ciampi è sempre stato uno strenuo difensore della moneta ed è citato nel mondo intero per il suo profondo pensiero in campo economico? Certo, nell’anno del suo governo nel 93-94, il debito pubblico è aumentato di quasi 118 miliardi di euro che equivalgono in valore attuale calcolato da Bechis, a 174 miliardi, 13,4 per mese di governo, poco di meno di quanto è accaduto sotto il governo Craxi e quello Amato. Ma se è meno, perché Bechis se la prende nel titolo solo con Ciampi?. Ad evidenza, il suo intento era di demolirne la fama, dato che ogni tanto Ciampi scrive e non lesina critiche al governo Berlusconi. Ma per un giornalista il prendere la calcolatrice e forzare le cifre per poi puntare il dito su qualcuno che si vuol denigrare è, al minimo, superficialità ed al massimo disonestà.
Un’analisi seria delle cause dell’aumento del debito pubblico, ossia della sommatoria delle differenze tra entrate ed uscite dello Stato oggi allargate al settore pubblico, non deve guardare ai capi di governo, ché non decidono loro degli incassi e dei pagamenti pubblici del periodo durante il quale li vediamo insediati a Palazzo Chigi, e neppure ai membri del parlamento che pur approvano le leggi che autorizzano entrate e spese, bensì alle norme approvate nel passato e che producono i loro effetti nei mesi e negli anni successivi. Per non farla lunga, ci sono norme ad effetto che si esaurisce rapidamente ed altre, invece, che modificano il bilancio pubblico in via permanente. E sono proprio queste leggi di entrata e di spesa che debbono essere individuate per poter attribuire ad esse, e non al Governo in carica, la responsabilità di aver creato disavanzi permanenti e costretto il Tesoro a ricorrere a qualsivoglia forma di debito per coprire l’eccedenza dei pagamenti sugli incassi. Ebbene, lo studio dell’evoluzione della finanza pubblica in Italia – che Franco Bechis non era in grado di fare, perché non dorme pur di scrivere, firmando persino con un acronimo – ci avverte che la causa principale di un’ espansione permanente del debito pubblico è in Italia la politica delle pensioni, assieme all’invecchiamento della popolazione. Secondo Eurostat, da tempo l’Italia detiene il record mondiale delle pensioni in percentuale della ricchezza prodotta, il pil. Forse è per questo che le nostre famiglie sono meno indebitate di quelle degli altri paesi. Comunque, nel 2008 abbiamo raggiunto il 14.96% di saldo pensioni sul pil, seguiti dalla Francia (13.56%) e poi dalla tanto vituperata Grecia (12.56%). Va osservato, in secondo luogo, che il lamentato, eccessivo debito pubblico italiano sarebbe oggi compatibile con le norme dell’UE se esso non comprendesse il disavanzo pensionistico cumulato di anno in anno. Data la simpatia e stima personale che ho per Franco Bechis io mi auguro che non se la prenda per queste mie critiche ed invece rinunci a scrivere se non trova prima il tempo di controllare il tema trattato con reiterate verifiche, oggi possibili grazie ad internet. Da parecchi giorni il quotidiano “Libero” sta sovrabbondando di cifre che, temo, siano utilizzate a vanvera. Se non si provvede, al minimo si scopre l’acqua calda, come è accaduto a me quando ho suggerito di misurare il sorriso per controllare la soddisfazione della gente per poi scoprire che in Giappone lo si misura da tempo per le assunzioni di addetti ai contatti con il pubblico.

Fonte: Per gli Amini n.02 del 7 gennaio 2011

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