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Draghi richiama le agenzie di rating

Il vertice finanziario I documenti del Fsb andranno ai ministri economici e poi ai leader del G20 in Corea.«Niente fiducia automatica». Patto di stabilità, Trichet contro l’intesa.
«Dobbiamo ridurre la dipendenza dalle agenzie di rating» che non meritano la «fiducia automatica», di banche, istituzioni autorità e governi. Il governatore della Banca d’ Italia Mario Draghi, nella sua veste di presidente del Financial Stability Board, rilancia l’ attacco contro le istituzioni che danno voti ai debiti sovrani, ai titoli delle banche ed anche, come in Italia, alle obbligazioni emesse da comuni e regioni, indirizzando così il mercato. E procurando a volte – lo si è visto nei mesi scorsi in occasione della crisi greca – scossoni speculativi. Alla vigilia del vertice tra i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali del Venti paesi più ricchi del mondo, in preparazione del summit dei capi di Stato e di Governo che si svolgerà sempre in Corea l’ 11 novembre, Draghi annuncia che l’ Fsb sta perfezionando una proposta ad hoc sulle agenzie di rating. Un documento che sarà presentato ai capi di Stato, chiamati prima di tutto a dare via libera definitivo alle nuove regole sul capitale delle banche, cioè il cosiddetto accordo di Basilea3. La riforma dei rating, avverte Draghi, è comunque molto complessa e andrà fatta con «grande gradualità» per valutarne bene l’ impatto sul mercato ed evitare che nel periodo transitorio si determinino rischi per la stabilità. «Occorre individuare nuovi standard» per costruire le valutazioni e occorre che le banche formulino da sole i giudizi sul merito di credito, spiega il governatore. Il quale chiederà ai Grandi di togliere dalle leggi e dai regolamenti, dove è possibile, ogni riferimento ai voti delle agenzie di rating e di sostituirli con altri strumenti di affidabilità creditizia. «Lo scopo è di ridurre le conseguenze dei rating emessi dalle agenzie, che possono anche causare distruzione sistemica», dice ancora Draghi che al G20, finanziario prima, e a quello politico dopo, presenterà anche il documento di proposte per ridurre i rischi rappresentati dalle banche cosiddette sistemiche, quelle che cioè sono troppo grandi per poter fallire («too big to fail») senza provocare terremoti finanziari o senza condizionare i governi. «Ci saranno soluzioni diverse, anche fra Paese e Paese» perché sono differenti fra loro le grandi istituzioni di livello globale. Ed anche perché, in prospettiva, i vari schemi di intervento potranno essere estesi dalle banche alle assicurazioni e alle istituzioni finanziarie non creditizie. L’ importante, torna a sottolineare Draghi è che le banche abbiano una capacità di assorbimento delle perdite superiore a quella delle altre e che quindi rispondano a criteri aggiuntivi rispetto a quelli previsti da Basilea3, che siano previsti controlli più approfonditi con un coordinamento internazionale della vigilanza. Inoltre dovranno mettere a punto un piano di smantellamento e liquidazione che non destabilizzi il sistema finanziario e soprattutto non pesi sul contribuente. Separatamente, ieri il «Financial Times» ha rivelato che il presidente della Bce Jean-Claude Trichet si è dissociato dal compromesso sul Patto di stabilità, giudicato troppo poco ambizioso.Trichet ha chiesto di ritirare l’ accordo.

Fonte: Corriere della Sera del 21 ottobre 2010

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