• giovedì , 5 Dicembre 2024

Bundesbank, siluro alla stabilita’

Fatta filtrare la notizia di un ricorso della banca centrale tedesca alla Corte Costituzionale contro la politica della Bce che ha fermato la speculazione contro l’euro: secondo la Buba è illegittima e pericolosa. Per ora la necessità di investire l’enorme liquidità sui mercati ha avuto la meglio e gli spread sono rimasti stabili, ma in prossimità della decisione la speculazione potrebbe tornare a colpire.
La Bce ha ridotto i tassi, ma al suo interno le tensioni crescono. Venerdì scorso (26 aprile) l’Handelsblatt ha pubblicato un documento di 29 pagine della Bundesbank che è un durissimo attacco alla politica di Mario Draghi e rischia di rinfocolare gli attacchi speculativi che scommettono sulla rottura dell’euro.
Si tratta di un ricorso rivolto alla Corte Costituzionale tedesca, che contesta gli acquisti di bond da parte della Bce che sono stati determinanti per la forte riduzione degli spread a partire dal luglio scorso, dopo il famoso discorso di Draghi a Londra in cui il presidente della Bce affermò che la banca centrale avrebbe fatto “tutto il possibile” per evitare la dissoluzione dell’euro.
La dichiarazione di Draghi fu presa sul serio dai mercati, soprattutto perché fu pronunciata finalmente la parola decisiva: gli interventi avrebbero potuto essere “illimitati”. Se una banca centrale importante toglie la sicura alla bomba atomica e dichiara che è pronta ad usarla, nessuno speculatore è così pazzo da azzardare una scommessa contro. E infatti, se la dichiarazione è credibile, la guerra si placa e la bomba non ha bisogno di essere lanciata. Proprio quello che è successo: il Fondo salva-Stati è stato approntato, ma né la Spagna né l’Italia sono state costrette a farvi ricorso, gli attacchi speculativi sono praticamente cessati e le probabilità di dissoluzione dell’euro sono tornate ad essere considerate basse dagli operatori.
Ma i talebani della Bundesbank non erano d’accordo, e hanno preparato il ricorso alla Corte di Karlsruhe, che si era appena pronunciata su un altro ricorso presentato da un gruppo di economisti tedeschi, prendendo di mira proprio quella parola decisiva, “illimitati”. La pronuncia sul precedente ricorso, infatti, aveva dato il via libera alla partecipazione tedesca ai Fondi europei per gli aiuti, ma a patto che la somma impegnata non superasse i 190 miliardi di euro e con l’invito al Bundestag (la Camera tedesca) ad impedire che il governo potesse assumere impegni che comportassero rischi “illimitati”. Questo accadeva in giugno; il documento della Bundesbank è stato consegnato in dicembre e fatto filtrare ora, poco prima di questa riunione della Bce in cui si riteneva probabile una riduzione dei tassi, visto anche il comportamento delle altre principali banche centrali: tanto la Fed che – ancor di più – la Bank of Japan stanno pompando fiumi di liquidità sui mercati. Evidentemente un tentativo di condizionare la decisione.
Molti osservatori hanno sottolineato il tono molto aggressivo del documento. Riporta il Guardian che Harvinder Sian della Royal Bank of Scotland lo ha definito “al limite della dichiarazione di guerra”. La Bce, vi si dice, sta violando i suoi principi fondamentali, sta di fatto attuando un finanziamento monetario del debito degli Stati (cosa vietata dalle sue norme istitutive) e assumendosi rischi enormi. Il suo compito, si insiste, non è quello di “preservare la composizione dell’unione monetaria”, ma solo di perseguire la stabilità dei prezzi. C’è chi ha subito replicato che una norma del Trattato di Lisbona stabilisce però che la Bce ha “il dovere di supportare la politica economica complessiva dell’Unione” e la salvezza dell’euro vi rientra senz’altro.
Che cosa può succedere ora? Per il momento non sembra che i mercati abbiano dato molto peso alla mossa della Bundesbank, visto che non abbiamo assistito ad impennate degli spread. Un fattore importante è che c’è talmente tanta liquidità in cerca di impieghi remunerativi da far passare in secondo piano l’avvenimento. Ma non è detto che continui così, specie quando comincerà ad avvicinarsi la nuova pronuncia della Corte. La convinzione diffusa è che ciò non avverrà comunque prima delle elezioni tedesche di settembre, per non rischiare di introdurre ulteriori elementi di tensione. Ma certo se, quando sarà il momento, la Corte dovesse decidere a favore del ricorso, assisteremmo con ogni probabilità al ritorno della tempesta sui mercati. Se questo dovesse accadere, saremo di nuovo in grossi guai e dovremo ancora una volta ringraziare la granitica ottusità della banca centrale tedesca.

Fonte: Repubblica del 6 maggio 2013

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