• martedì , 10 Dicembre 2024

Abi, la svolta di Mussari

Un modo sobrio per dire che bisogna lavorare di più e meglio
C’è del vecchio e c’è del nuovo, nella linea di condotta adottata dall’Abi in questi primissimi mesi della gestione Mussari, ma alcuni segnali importanti autorizzano a dire che il nuovo prevale, e di molto. E’ come se, dopo essersi “spietrificata” la foresta delle banche, si stesse “spietrificando” anche l’assoxiazione di categoria che le rappresenta. E mette conto dirlo, proprio all’indomani dell’inchiesta annunciata dalla Commissione europea sulle banche italiane per l’asserita esosità dei costi medi dei conti correnti, valutati da Bruxelles in 246 euro l’anno, contro per esempio i 43 dell’Olanda. Ma andiamo con ordine.
Le banche di tutto il mondo sono da più di tre anni nell’occhio del ciclone della crisi finanziaria globale. In questo contesto, il sistema italiano – vuoi per scelta, vuoi per antichi costumi – è rimasto estraneo ai giochi finanziari che hanno fatto fallire 200 istituti negli Usa e varie decine nell’Europa continentale e in Gran Bretagna. E la stretta sui crediti, che pure è avvenuta, non ha però comportato una caduta degli impieghi totali, ma semmai una maggiore selettività, seppure non sempre accompagnata da buoni criteri di “filtro”. Intanto, le sofferenze sono cresciute di molto, e hanno comportato un crollo diffuso degli utili (di cui in questa rubrica abbiamo già denunciato la pericolosità per l’intera economia nazionale). Inoltre, le nostre banche si vedono chiamare da Basilea3 a rafforzamenti patrimoniali ciclopici, che rischiano di penalizzare la capacità di prestito senza invece sanare il malcostume dell’esposizione in finanza strutturata, tipico della gestione dei colossi anglosassoni che quella normativa hanno ispirato.
In questo contesto, Mussari, sta cercando di imprimere una svolta al comportamento del sistema. Per esempio, ha condotto l’Abi a “caldeggiare” l’azzeramento delle commissioni sugli scoperti di conto correnti “occasionali e di piccola entità”. E, soprattutto, ha avviato le pratiche per prorogare di sei mesi la moratoria sulle rate dei mutui immobiliari delle famiglie in difficoltà; e quella, ancor più incisiva, sui crediti delle piccole e medie imprese, di cui finora hanno già usufruito 184 mila aziende, sospendendo il rimborso di un totale di presiti pari a ben 55 miliardi di euro (e c’è in vista un nuovo pacchetto di aiuti, il 22 dicembre ci sarà un vertice al Tesoro per metterlo a punto).
Ma tutto questo potrebbe ancora essere più fumo che arrosto. La visione concreta e finora coerente del neopresidente Abi è meglio attestata da altre due iniziative: una ancora in sede di sistema, l’altra nell’istituto che presiede, il Monte dei Paschi di Siena. L’Abi ha infatti aperto una trattativa con i sindacati per ridurre i suoi organici di 80 unità e quindi tagliare i costi gestionali: naturalmente in modo socialmente indolore, ma senza tentennamenti. Un chiaro segnale sul fatto che a certe “vacche grasse” del passato il sistema bancario deve definitivamente rinunciare. Ma anche al Paschi, Mussari e il direttore generale Pierluigi Vigni, hanno varato un piano industriale che non taglia l‘organico ma prevede comunque 1400 uscite volontarie o da pensionamento in tre anni e incrementa nettamente l’efficienza delle filiali nel rapporto col territorio. Un modo sobrio per dire che bisogna lavorare di più e meglio. Continuare così, please.

Fonte: Il Messaggero del 19 dicembre 2010

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