• sabato , 27 Luglio 2024

Uno “sceriffo” indiano a Wall Street.Nuovo blitz Fbi sugli hedge found

Wall Street di nuovo nella bufera, stavolta per un’ indagine penale in corso (e quindi dai contorni ancora non ben definiti) che promette di essere, se non addirittura il più grosso caso di insider trading mai perseguito, sicuramente quello che può cambiare il modo nel quale questo crimine è interpretato e combattuto dalla magistratura Usa. Sotto inchiesta ci sono i più bei nomi degli hedge fund e dei fondi comuni: da Janus e Citadel al Sac Capital del celebre finanziere Steve Cohen, fino a Level Global e Diamondback Capital, due hedge del Connecticut, gestiti da ex dipendenti dello stesso Cohen, e al Loch Capital di Boston, le cui sedi sono state perquisite ieri da agenti dell’ Fbi su mandato del procuratore capo di Manhattan, Preet Bharara. È lui, il nuovo «sceriffo» di Wall Street, il protagonista assoluto di questa inchiesta. Nato in India e naturalizzato americano, 42 anni, lauree ad Harvard e alla Columbia University, Bharara è stato nominato procuratore federale da Barack Obama nell’ agosto 2009. Appena dieci settimane dopo, il magistrato ha incriminato il finanziere indiano Raj Rajaratnam per lo scandalo del gruppo Galleon e ha creato nuove unità investigative per combattere il crimine cibernetico e le frodi sui mutui casa. Da allora Bharara ha lavorato alacremente anche sul caso Madoff. Ma ora, più che sulle malversazioni, i casi di corruzione, le esposizioni eccessive di alcune istituzioni finanziarie accusate di aver mentito ai loro azionisti, gli illeciti sui mutui, l’ attenzione dello US Attorney torna a concentrarsi sul più classico dei reti finanziari: l’ insider trading. Gli investigatori stanno passando al setaccio fusioni e acquisizioni di aziende tecnologiche e di gruppi della sanità durante le quali hedge, mutual funds e perfino banche d’ affari di gran nome come Goldman Sachs sono sospettati di aver ottenuto informazioni riservate dall’ interno di queste società. È stato il Wall Street Journal, sabato scorso, a sollevare il caso raccontando del modo piuttosto rude col quale gli investigatori dell’ Fbi hanno avvicinato John Kinnucan, un analista titolare di una società di consulenza, la Broadband Research, di Portland, in Oregon. Lui stesso ha raccontato al giornale (e nelle mail inviate ai suoi clienti) che due agenti lo hanno accusato di aver procurato informazioni illecite ad alcune società e gli hanno chiesto, se voleva evitare l’ arresto, di collaborare, andando agli incontri coi suoi clienti con in tasca un registratore della polizia. Kinnucan ha rifiutato e ha denunciato la vicenda. Si è anche detto convinto, visti i fatti che gli sono stati contestati, di aver avuto il telefono sotto controllo per un lungo periodo di tempo. L’ Fbi ha confermato l’ indagine senza fornire dettagli, ma la serietà e la portata del lavoro degli inquirenti sono confermati dalle perquisizioni di ieri. Secondo il quotidiano, nel mirino di Bharara sono finiti parecchi dei più bei nomi della finanza Usa: gli hedge fund Sac e Citadel, oltre ai due visitati ieri dall’ FBI, ma anche fondi comuni come Janus Capital, Mfs Investment e Wellington. Il Wall Street Journal aggiunge che in un altro filone di questa stessa inchiesta si sta cercando di accertare se Goldman Sachs ha fornito informazioni riservate su alcune fusioni nel settore della sanità con l’ intento di beneficiare alcuni investitori. Silenzio da parte degli interessati, visto che le indagini sono ancora in corso. Indagini che già stanno sollevando obiezioni da parte degli avvocati specializzati in cause d’ affari per via di un uso delle intercettazioni telefoniche che sembra essere stato molto esteso e anche per il fatto che per la prima volta viene presa di mira una prassi discutibile, che però era diffusa e tollerata: quella degli investitori che, per decidere dove allocare i loro capitali, chiedono aiuto a società di consulenza che a loro volta assumono come collaboratori esperti di questi settori. Esperti che spesso sono dipendenti o ex dipendenti delle società oggetto di fusioni o acquisizioni. Loro sostengono di mettere a disposizione la loro competenza professionale, la loro cultura del settore, senza fornire alcuna informazione riservata. Ma è evidente che qui si finisce in un’ area grigia.

Fonte: Corriere della Sera del 23 novembre 2010

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