• sabato , 27 Luglio 2024

Trattati, treaty e ri-treaty…

Vertice Ue incerto a Bruxelles. Si discute più del “come” che del “cosa”per salvare l’Eurozona..
L’aria della vigilia è parecchio tesa. A ridurlo all’osso, il problema del summit europeo che si apre oggi a Bruxelles non è tanto «cosa fare» quanto «come farlo». L’esigenza di blindare l’Eurozona per sventare l’assedio dei mercati è radicata, e c’è poco da discutere sul bisogno di stringere la governance, aumentare la disciplina di bilancio e lavorare sulla crescita sparita. Al di là dei non pochi dissidi sugli strumenti da adottare, la questioni di fondo è che Francia e Germania intendono scolpire il rigore in una costituzione, mentre un drappello di paesi guidati da Commissione Consiglio vorrebbe evitare «di annunciare qualcosa che si farà fra due anni». E’ uno scontro titanico dall’esito incerto e pericoloso.
Siamo l’ottavo vertice dei leader Ue dell’anno e domani ricorre il ventennale dell’intesa che diede il via al Trattato di Maastricht, origine della moneta unica e di tutti i problemi che essa ha vissuto dal 2008. Nella città olandese, l’Europa si è data una valuta comune priva di un governo. Non poteva fare altrimenti, ma alla lunga è stata una disgrazia. A cui, da qui a domani sera (forse oltre), si proverà di porre rimedio. Con un piano SalvaEuro che disegni un’Unione più coesa e un «contratto fiscale» che permetta di all’euro di ripartire, spazzando via ogni ipotesi di dover affrontare un’altra Grecia coi conti bucati.
Giornata di tatticismi e grandi telefonate, quella di ieri, gelata dall’uscita con cui Standard & Poor’s che ha messo sotto osservazione con implicazioni negative il rating di diverse grandi banche dell’eurozona, fra cui Unicredit, Bnp Paribas e Commerzbank. Brutto segnale. «Alla vigilia di un Consiglio Ue che deve prendere decisioni importanti queste note non sembrano casuali», ripete il capo dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.
Il presidente della Commissione Barroso ha chiamato i leader europei per chiedere «un approccio costruttivo», ha sentito anche Mario Monti del quale pensa che «sia sulla giusta strada». Gli sherpa del Consiglio hanno fatto notte per mettere tutto insieme. Sul tavolo due proposte. Il documento interinale scritto da Herman Van Rompuy con Barroso e Juncker e la lettera fresca di recapito con le firme del presidente francese Sarkozy e della cancelliera Merkel. Due testi non lontani, a leggerli senza ascoltare le dichiarazioni velenose che arrivano da Berlino, dove si nega l’ipotesi di fare dell’Efsf una banca e si insiste per mettere le regole in un Trattato. «Certo è che i tedeschi non vogliono creare aspettative», confida una fonte diplomatica.
L’asse Merkozy propone vertici mensili, accetta le sanzioni quasi automatiche, il fondo salva stati flessibile e la rinuncia alla richiesta di vedere i privati partecipare per regola ai salvataggi. Van Rompuy e gli altri potrebbero anche accettare, ma insistono per gli eurobond e per un Efsf quasi fondo monetario che Berlino disdegna. Con Parigi invita a mettere in un Trattato a Ventisette le nuove norme di rigore. L’ostacolo degli inglesi potrebbe fargli cambiare idea e le fonti sommettono su una soluzione a «17più» scritta in chiave intergovernativa e fuori dalle regole attuali. La Commissione pensa che «non sia una opzione». Dice che non dà soluzioni immediati, «ci vogliono due anni per un Trattato nuovo» e chi glielo spiega ai mercati? Se va così, come si sentiva scommettere a tarda ora, qualcuno rischia di doverlo fare.

Fonte: La Stampa 8 dicembre 2011

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