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Polizze auto:costi da record

Le assicurazioni, e in particolare quella obbligatoria per l’auto, sono il più lampante esempio di cattivo governo dei problemi di mercato, di confusione di ruoli tra ministeri e di come il Paese sia lasciato in mano ai furbi e ai delinquenti senza che nessuno faccia niente. Si dice: le compagnie assicurative sono straricche – nel 2009 hanno complessivamente guadagnato 3,9 miliardi – eppure da noi le polizze rc-auto costano il doppio che negli altri paesi europei (407 euro contro 227 in Spagna, 222 in Germania e 172 in Francia), e per di più sono aumentate in un anno del 10-15%. Per questo, da un lato, le si mette alla gogna di fronte all’opinione pubblica – cosa che offre a chi viola la legge un clamoroso alibi – e dall’altro le si punisce con un prelievo forzoso – deciso dal Tesoro quando la competenza sulle assicurazioni è dello Sviluppo Economico – del 2,75% sul totale della variazione delle riserve matematiche vita, cioè debiti delle compagnie verso gli assicurati, che finirà col tradursi in una partita di giro a danno dei risparmiatori che rischia di compromettere un mercato efficiente.
Peccato, però, che le cose stiano molto diversamente. Nel 2009 le imprese di assicurazione hanno speso 14,9 miliardi per rimborsare i sinistri, ossia 343 euro ad assicurato, il valore più elevato in Europa (in Germania è di 223 euro, in Francia di 163). Questo significa che su 100 euro di premi incassati, le assicurazioni ne hanno spesi 108 (in Francia 119, ma il buco è compensato dai guadagni sulle “polizze casco”). Anche perché nel 2009, a parità di veicoli assicurati, la raccolta premi è diminuita del 3,6% e il costo dei sinistri è invece aumentato del 3%. Insomma, le compagnie sono in perdita, e se non avessero margini ricchi su altre attività, avrebbero già chiuso bottega.
Ma la cosa più grave è data dai veri motivi di questa situazione. Primo: la quantità di auto che viaggiano senza assicurazione o con finti tagliandi, o con polizze di compagnie fantasma. Secondo: il numero abnorme dei sinistri denunciati (la frequenza è dell’8,6%, il doppio rispetto alla media Ue) e di conseguenza degli infortunati (oltre 1 milione, di cui 250 mila con piccole lesioni e mezzo milione con invalidità permanente dell’1-2%). In Francia, a parità di morti per incidenti stradali, i sinistrati sono un quinto, per cui noi su 43,5 milioni di veicoli risarciamo 3,7 milioni di sinistri per un valore complessivo di 14,9 miliardi e loro su 39,4 milioni di veicoli (-10%) risarciscono 1,7 milioni di sinistri (-54%) risarciti per 6,5 miliardi (-57%). Terzo: l’eccessivo costo dei rimborsi – un “colpo di frusta” viene pagato 3500 euro l’anno per tutta la vita – anche a causa di normative che permettono di considerare permanenti microinvalidità che in Europa tali non sono e di una giustizia benevolente verso l’uso (improprio) dell’assicurazione come ammortizzatore sociale. Quarto: un inadeguato contrasto delle frodi, sempre più diffuse, specialmente al Sud, dove diventano veri e propri business della criminalità organizzata.
Allora, perché non si mette mano alla disciplina sulle lesioni e sul meccanismo del bonus-malus? E perché non si vuole costituire l’agenzia pubblica proposta dall’Ania per il contrasto delle frodi (si stima farebbe risparmiare un 20% alle imprese e agli assicurati) di cui l’industria assicurativa coprirebbe i costi? Poi, magari, si può anche ottenere dalle compagnie di più di quei 234 milioni ora estorti a forza. Concordandoli.

Fonte: Il Messaggero 11 luglio 2010

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