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Opa, ciò che resta da fare

Le aspre battaglie per il controllo di Banca Antonveneta e BNL volgono al termine; molto probabilmente, resteranno entrambe in mani italiane. Sono tra quelli che avrebbero preferito un esito diverso: l’ingresso in Italia di giocatori esteri forti avrebbe intensificato le pressioni concorrenziali, abbassando i prezzi e migliorando la qualità dei servizi bancari.

Unipol e Banca popolare italiana si candidano al controllo di entità molto più grandi di loro, contraendo prestiti ingenti con banche straniere. Non sappiamo al momento se queste offerte andranno a buon fine; se riusciranno, dirà il tempo se le nuove entità saranno forti e redditizie abbastanza. Per ora guadagnano quelli che escono.

Il nostro sistema di regole e di supervisione dei mercati ha retto bene e per certi versi si è rafforzato. Esce bene la Consob, che ha ben difeso le regole di trasparenza sul mercato e ha imposto l’OPA obbligatoria per acquistare il controllo delle banche contese. Un po’ meno bene esce la Banca d’Italia, ferita dai sospetti di parzialità. Ma per strada essa ha misurato in concreto la forza delle regole comunitarie e non ripeterà certi errori. I dubbi di un possibile contrasto tra le nostre regole per l’autorizzazione delle acquisizioni bancarie e quelle europee sulla libera circolazione dei capitali non sono del tutto dissipati.

Gli eventi recenti hanno anche sottolineato l’esigenza di qualche adeguamento normativo. Anzitutto, occorre estendere i poteri della Consob, ai sensi del Testo Unico della Finanza, a tutti i soggetti che compiano operazioni significative sul capitale di società quotate. La legge attuale, ad esempio, non consente di imporre la comunicazione al mercato delle modalità di finanziamento di operazioni con le quali sono state acquisite partecipazioni rilevanti nella società editrice del Corriere della Sera. L’articolo 15 del disegno di legge per la tutela del risparmio all’esame del Senato rimedia a questa lacuna; purtroppo, le probabilità di una rapida approvazione sembrano di nuovo ridotte al lumicino.

Inoltre, presto si applicheranno in Italia due importanti direttive europee, sui conglomerati finanziari e sull’OPA. La prima direttiva impone stringenti principi di calcolo del patrimonio di vigilanza, il cui rispetto deve essere garantito puntualmente in ogni momento anche durante operazioni di acquisizione. L’applicazione rigorosa di tali principi a tutti gli intermediari finanziari rafforzerebbe la stabilità del sistema e favorirebbe le acquisizioni sostenute da capitali freschi, invece che debiti.

Il recepimento della direttiva sull’OPA consentirà di modificare il meccanismo di fissazione del prezzo d’offerta, che oggi può svantaggiare gli azionisti di minoranza e consentire di aggirare gli effetti dell’OPA obbligatoria. Inoltre, attualmente l’obbligo dell’OPA scatta automaticamente al superamento di una soglia di possesso azionario – il trenta per cento del capitale. Si dovrebbe riflettere sulla possibilità di dare comunque alla Consob il potere discrezionale di imporre l’OPA anche al di sotto di tale soglia, quando essa accerti il controllo di fatto della società bersaglio da parte di uno o più azionisti. Ciò renderebbe più difficile l’acquisizione del controllo di società quotate con pochi capitali e complesse strutture di leva finanziaria.

Fonte: La Stampa del 23 luglio 2005

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