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Monti sugli scioperi Ero piu equo di Renzi

Matteo Renzi l’ha detto più d’una volta: i sindacati fanno uno sciopero generale contro il mio governo, mentre contro quello di Monti hanno fatto poco o nulla. Il sottinteso è chiaro: i sindacati (o per dirla tutta la Cgil) non proclamano uno sciopero nell’interesse dei lavoratori, ma per un attacco politico personale.

Che venissero dure repliche da Susanna Camusso non sarebbe una gran notizia. Ma è meritevole di attenzione, invece, il fatto che a sentire il bisogno di marcare le differenze sia stato lo stesso ex presidente Monti, che ha affidato al Foglio una sua nota che certo non farà piacere all’attuale presidente del Consiglio.

Che cosa dice Monti? Sottolinea sostanzialmente tre punti.

1) “Si adottarono provvedimenti pesanti anche nei confronti di soggetti economici e sociali diversi dai pensionati e dai lavoratori dipendenti”, per esempio con un’imposta patrimoniale come l’Imu e con “incisivi provvedimenti a contrasto dell’evasione fiscale e della corruzione, visti a destra con maggiore sfavore che a sinistra”. In altre parole, dice Monti, abbiamo agito con maggiore equità.

2) “Anche nei momenti di obiettivo contrasto di posizioni, né i miei colleghi ministri né io ci siamo mai permessi di mancare di rispetto ai sindacati, ai loro dirigenti e al loro ruolo nella vita del paese, pur avendo deliberatamente ridimensionato tale ruolo nelle materie che la Costituzione assegna al Parlamento e al governo”. Detto in altre parole: siamo stati duri con i sindacati, ma non li abbiamo insultati come fai tu.

3) “Ci guidava una forte preoccupazione di simmetria tra le parti sociali”, cioè che fosse “importante comportarsi nello stesso modo” con i sindacati e con le organizzazioni degli imprenditori. “Oggi si riserva alle imprese e alle loro organizzazioni una funzione egemone, e si dà l’impressione di erigere il più che onesto presidente di Confindustria Giorgio Squinzi in mente ispiratrice della strategia del paese e naturale giudice sui provvedimenti del governo”. Quindi, “non bisogna sorprendersi delle reazioni”.

La conclusione merita di essere riportata per intero: “Le considerazioni esposte danno per scontato che l’obiettivo di un governo e di chi lo presiede sia quello di conseguire, attraverso i provvedimenti e la comunicazione, i risultati annunciati. Se invece si avesse in mente come obiettivo prevalente quello di acquisire il consenso elettorale, allora l’individuazione di “nemici”, da additare per il biasimo a cittadini sovente esasperati e alla ricerca di “colpevoli”, potrebbe essere la strategia ottimale. I sindacati, in una fase di loro (non immeritata) impopolarità, possono rappresentare uno dei bersagli privilegiati”.

C’è bisogno di essere più espliciti? Caro Renzi, fa capire il senatore a vita, il tuo comportamento poco c’entra con l’impegno a risolvere i problemi e molto, invece, con l’impostazione populista di trovare dei “cattivi” da contrapporre ai “buoni” al governo”, quelli che per Berlusconi erano “i comunisti”, che esistevano ormai solo nei suoi discorsi.

In una paginetta il senatore Monti è riuscito a condensare una critica più distruttiva di quelle finora avanzate da tutte le opposizioni. Se quando governava avesse avuto altrettanta lucidità di analisi saremmo fuori dalla crisi.

Fonte: Repubblica.it - 28 novembre 2014

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