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“Mario ha recitato un ruolo non suo. Chi lo ha consigliato ha fatto errori”

Fornero: «per lui stima, ha salvato il Paese»Grillo? «Ha saputo intercettare il malessere»
«Ci vuole un bel coraggio a prendersela col governo dei tecnici per quello che è accaduto nelle urne. Adesso molti, nei partiti, si pentono di averci appoggiato. Ma noi la nostra parte l’abbiamo fatta. Forse potevamo fare di più. Forse potevamo fare meglio. Ma, sostanzialmente, ci siamo: dovevamo salvare l’Italia dal baratro nel quale stava cadendo alla fine del 2011 e ci siamo riusciti. Loro non possono dire altrettanto: hanno lasciato a noi le riforme impopolari che non riuscivano a fare. A loro toccavano solo altre due cose prima del voto: la riforma elettorale e quella dei costi della politica. Zero, nulla: un’omissione pagata cara».
Di passaggio a New York dove ha preso parte ad alcune sessioni dell’Onu, dopo aver partecipato a un convegno sull’Europa organizzato a Boston dalla Kennedy School of Government di Harvard, il ministro del Lavoro e delle Pari opportunità Elsa Fornero non ci sta a prendersi le accuse delle forze politiche che dicono di essersi sacrificate sull’altare del governo dei tecnici. Una Fornero combattiva, ma anche perplessa per le scelte di Mario Monti e delusa dai suoi silenzi: «Non ci ha mai detto nulla della sua intenzione di impegnarsi in politica. Né prima né dopo». E che, pur mantenendo il suo duro giudizio su Grillo, comprende e trova giustificato il suo Movimento. «Dopodomani, per la festa dell’8 marzo – racconta – mi è stato chiesto di parlare delle donne al Quirinale. Il mio messaggio sarà semplice: forza ragazze, fatevi sentire in questo momento difficilissimo. L’Italia ha bisogno di voi. E lo dirò pensando anche alle donne, e sono tante, elette nelle liste del Movimento 5 Stelle».
La Fornero che apre a Beppe Grillo dopo tutto quello che vi siete detti per mesi?
«Ma no, a Grillo non ho nulla dire. Mi ha attaccato in continuazione anche sul piano personale, se l’è presa perfino coi miei figli. E io l’ho accusato di vigliaccheria politica. Si figuri che dialogo può esserci. Però gli riconosco di aver intercettato un malessere della gente che è reale, è giustificato. E che i partiti non hanno capito o hanno sottovalutato».
Beh, anche il capo del suo governo, Mario Monti, qualche illusione se l’era fatta. Cosa vi ha detto della sua scelta?
«Non ce ne ha mai parlato».
Silenzio prima di «salire» in politica o anche dopo?
«Silenzio assoluto. Mi aspettavo che se ne parlasse non dico in Consiglio dei ministri, ma almeno a latere. E invece niente, né prima per dopo. Solo una volta, dopo che aveva deciso di guidare la lista, l’ho stuzzicato: “Scelta impegnativa”. “Sono frastornato”, fu la sua risposta».
Risentita nei suoi confronti?
«No, no. Ho un’enorme stima di Monti e farò tutto il possibile al suo fianco fino all’ultimo. Ma un po’ sorpresa sì. Mi ha sorpreso anche vederlo recitare un ruolo che non è il suo. Non so se i consiglieri politici fossero americani o italiani, ma non mi pare che abbiano fatto un buon lavoro. E alla fine anche l’immagine del governo dei tecnici un po’ ne ha risentito».
I partiti, soprattutto i democratici, si sentono vittime del sostegno dato a voi.
«Senta, l’Italia aveva bisogno di tre cose. Uscire dalla situazione finanziaria disperata in cui si era venuta a trovare alla fine del 2011, darsi una nuova legge elettorale e riformare la politica e le sue forme di finanziamento. Sul piano economico le cose da fare, e che erano sostanzialmente obbligate, visti gli impegni presi in Europa, ma che spaventavano i politici, le ha fatte il governo dei tecnici. Scelte dolorose ma inevitabili dopo anni di inerzia. A loro toccavano legge elettorale e finanziamento della politica».
I partiti vedono l’elezione di un esercito di parlamentari del M5S come una mezza catastrofe che trascina il Paese nell’ingovernabilità. Lei sembra meno negativa.
«Siamo finiti in una situazione molto difficile, non c’è dubbio. Io ho solo una speranza. Conosco molti di questi giovani del 5 Stelle: persone preparate, che ragionano correttamente. E che, al di là di certi slogan, non sono estremisti: vogliono fare. Non sono ottimista, ma cerco di assumere un atteggiamento positivo: la costruzione del possibile, come ha provato a fare questo governo. Spero che imparino in fretta perché il Paese resta vulnerabile, non ha molto tempo. Esprimono uno stato d’animo, una protesta, totalmente giustificati. Hanno dato una scossa. Ora devono rimboccarsi le maniche e dimostrarsi responsabili. Devono capire il senso della complessità dei problemi. Prendere atto che le scorciatoie esistono solo negli slogan. Governare significa usare meccanismi di decisione collettiva articolati e complessi. Una strada lunga, fatta anche di tecnicismi tutt’altro che seducenti. Ma necessari per fare buone leggi e per applicarle. Per questo l’8 marzo alle donne scese in politica dirò “forza ragazze”».

Fonte: Corriere della Sera del 6 marzo 2013

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