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l’economista nigeriana e il Dr.Kim

Per il Financial Times è bravo, ma la candidata della Nigeria, un ministro delle Finanze che ha un passato di direttore esecutivo della Banca mondiale, è ancora meglio. Secondo il Wall Street Journal è troppo bravo per andare a guidare un’ istituzione multilaterale che non ha più motivo d’ essere e, quindi, andrebbe smantellata. Lui, invece, rischia di rivitalizzarla, dandole una nuova missione. Designato da Barack Obama a succedere a Robert Zoellick alla guida della Banca Mondiale, il medico coreano-americano Jim Yong Kim, pur ricevendo apprezzamenti praticamente universali per quello che ha fatto per la cura delle epidemie nei Paesi più poveri, sta incontrando più ostacoli del previsto in quella che veniva annunciata come una marcia trionfale. Kim, che ieri è partito per un «giro elettorale» nelle capitali africane, asiatiche e latinoamericane, alla fine la spunterà, visto che la candidatura americana ha l’ appoggio scontato dell’ Europa e piace anche a vari Paesi emergenti. La mossa della Casa Bianca, però, è riuscita solo a metà: scegliendo uno scienziato di origine asiatica che ha acquisito grossi meriti in Africa, Obama ha spuntato le obiezioni contro il «monopolio» Usa su questa nomina, ma non ha preso una posizione netta sul futuro dell’ Istituto. Che magari non andrà chiuso come chiedono i conservatori, ma certamente ha perso per strada gran parte della sua missione. I suoi principali clienti storici – India, Cina e Messico – sono ormai giganti capaci di finanziarsi sui mercati a tassi competitivi. Ora che il benessere si diffonde anche tra Paesi che erano a un livello più basso – dal Vietnam al Ghana, passando per Sri Lanka – anche il progressista John Cassidy scrive sul New Yorker che è tempo di riflettere sul destino di una Banca Mondiale che sta perdendo più della metà della sua clientela tradizionale. La nigeriana Okonjo-Iweala avrebbe la competenza e l’ autorevolezza per affrontare una simile missione. Più del medico-scienziato Kim. A meno che, scegliendolo, Obama non abbia voluto proporre implicitamente la trasformazione della World Bank in un super-OMS: un’ organizzazione mondiale della sanità agli steroidi.

Fonte: Corriere della Sera del 29 marzo 2012

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