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I tanti Mali senza Sviluppo

Italia maglia nera europea della cooperazione. Il governo tenta di invertire la rotta. Il viceministro Lapo Pistelli spiega come.
Siamo in ritardo, consapevoli di esserlo, e con la voglia di cambiare passo nei limiti del possibile. Irrita vedere che l’Italia è la maglia nera europeo nell’aiuto allo sviluppo, il paese europeo meno generoso nell’aiutare chi ha bisogno, i poveri e gli affamati del pianeta.
Lo ammette anche Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri, che riconosce i rallentamenti accumulati, le disattenzioni dei passati governi con le quali siamo arrivati a impegnare appena lo 0,13 per cento del pil per dare una mano a chi rischia di perdere le speranze.
“Nonostante tutto, siamo venuti qui a metterci la faccia – ha spiega l’esponente del governo in una pausa dei lavori del Consiglio Sviluppo dell’Ue -. Vogliamo che venga confermato il cammino di inversione di tendenza iniziato già lo scorso anno. Per dire che l’Italia ci crede ancora e si impegna a proseguire nella graduale correzione, verso gli obiettivi Ue”.
L’intenzione del governo è andare verso l’obiettivo comune europeo che fissa nello 0,7% il rapporto tra aiuti e ricchezza nazionale per il 2015. Pistelli ammette che, date anche le ristrettezze di bilancio, è un traguardo impossibile da raggiungere per l’Italia, che comunque fissa il suo obiettivo in uno 0,28% entro il 2017. ”Vogliamo proseguire in un cammino che, compatibilmente con la crisi finanziaria e le difficoltà di bilancio, ci rimetta gradualmente sugli obiettivi Ue, che non raggiungeremo insieme ad altri” dice il viceministro. “Abbiamo pagato un arretramento molto forte; i danesi sono allo 0,7 del pil e non hanno mancato di ricordarcelo simpaticamente”.
A suo avviso, è necessario ”sensibilizzare l’opinione pubblica, facendo capire che le politiche di cooperazione non sono un lusso dei momenti in cui l’economia gira bene, pronti ad essere tagliati quando le cose vanno peggio, ma che permettono di risparmiare molte risorse in termini di conseguenze di un modello squilibrato”.
Il Mali è il suo esempio di virtù latente. Quanto è accaduto di recente, la guerra civile e le tensioni nell’intero Sahel, sono frutto di uno sviluppo squilibrato. Ecco, il nodo. Investire nelle regioni più povere crea le premesse per sostenere le economie, evitare le crisi e scoraggiare le migrazioni. I soldi ben investiti hanno potenzialmente una possibilità di ritorno straordinario.
Pistelli accetta che bisogna fare di più. I nostri numeri, sottolinea, sono comunque “cose piccole”. Se l’Italia vuole giocare un ruolo sullo scacchiere internazionale, deve averne uno anche per la cooperazione. Chi è è più presente, dice, lo è anche perché ha un impegno di sei sette volte superiore al nostro.
I tedeschi, ad esempio. Loro hanno tre agenzie che sovrintendono alla cooperazione. Noi, zero. Così il viceministro si spinge a dire che dobbiamo guardare alle buone pratiche europee per la riforma della legge sulla cooperazione e valuta l’ipotesi dell’agenzia come organismo gestionale, come avviene in Francia, Gran Bretagna e Germania ”stiamo prendendo spunti per vedere come operano altri modelli – spiega Pistelli -. Ce ne sono alcuni molto funzionali, con un organismo gestionale degli interventi come ad esempio in Francia, Gran Bretagna o Germania”.
Anche noi avremo un’agenzia? “E’ un tema”, risponde l’esponente del Pd. Se ci fosse, però, dovrebbe essere il punto di arrivo di una politica sana e dotata di un potenziale di investimenti. Dovrebbe essere la missione di un’Italia diversa dall’attuale. Il governo la vorrebbe, questo è chiaro. Ma che ci riesca è ancora tutto da vedere.

Fonte: La Stampa del 29 maggio 2013

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