• martedì , 14 Maggio 2024

Giustizia, come è stato possibile questo disastro

È in crisi il nostro sistema economico, sono in crisi le banche e buona parte delle industrie,è in crisi la scuola e la ricerca, la cura del territorioe quant’ altro si voglia elencare. Tra gli snodi che aggravano la nostra posizione nel mondo primeggia la giustizia. Ciò che terrebbe lontani i capitali esteri dallo sbarcare nella penisola è “l’ attesa dell’ illecito” che accompagna il concreto agire di uomini, enti, istituzioni pubbliche. Negli ultimi anni il tema si è concentrato sull’ uso improprio e personale del diritto da parte di Berlusconie della sua maggioranza, negli attacchi alla Magistratura, nella prevaricazione dei diritti. Non staremo a ripetere cose ben note ma vorremmo aprire qualche spiraglio sulla possibilità di riprendere un discorso percorribile sulla riforma della Magistratura, finora bloccata dall’ inquinameno operato dall’ ex presidente del Consiglio, che dissuadeva chiunque avesse qualche idea da proporre, sia pure criticamente e dubbiosamente (vedi separazione delle carriere, fatta propria a suo tempo da Giovanni Falcone) di rimetterla sul tavolo, per tema giustificato di venire confuso coni lanci avvelenati di un Ghedini o di qualche altro avvocato-deputato in servizio permanente effettivo nelle file di Forza Italia. L’ uscita del Cavaliere da palazzo Chigi ha cominciato a diradare l’ aria dai miasmi e a permettere a certi discorsi di librarsi nel dibattito istituzionale, vedi l’ esemplare orazione annuale del presidente della Corte dei Conti, Giuseppe Giampaolino, e le ripercussioni che ha avuto. Sarà, comunque, una discussione non facile. Ci portiamo dietro troppi preconcetti e idee scontate, nessuna disposizione al ragionevole compromesso, subito battezzato inciucio. La disponibilità, peraltro, deve essere bipartisan, limpida, e, quando occorra, pronta: non si dovrebbe, ad esempio, attendere un giorno per ristabilire in tutta la sua pienezza il reato di falso in bilancio. Nell’ assieme si tratta di intraprendere un cammino arduo e coraggioso. Occorre prepararvisi. Può aiutare quello che a me sembra un utilissimo sillabario (Piercamillo Davigo e Leo Sisti “Processo all’ italiana”, ed. Laterza, pag 183), sull’ esercizio della giurisdizione, la genesi e il significato di quella vasta mappa di figure che hanno costellato nell’ ultimo ventennio la cronaca minuziosa di processi, atti d’ accusa, condanne, prescrizioni, assoluzioni, riti sostitutivi e quant’ altro in una casistica senza eguali. Dalla prima pagina emerge una bruttissima fotografia dell’ Italia economica ( Doing business della Banca mondiale dedicato alla classifica dei paesi dove conviene investire.) Nel 2011 l’ Italia risulta al 158° posto su 183, per durata dei procedimenti e inefficienza della giustizia (preceduta da Togo, Isole Comore, Indonesiae Kosovo). Perdiamo un punto di pil all’ anno per i soli difetti della giustizia civile. “Siamo di fronte a un quadro da paura”, afferma Davigo. Al 30 giugno 2011 l’ arretrato da assorbire era pari a 9 milioni di processi (5,5 civili e 3,4 penali). Il dato non dipende da risorse insufficienti. In Gb si spende lo stesso per esaurire 330.000 processi, da noi le risorse sono illogicamente distribuite, circa un terzo dei nostri tribunali dovrebbe essere soppresso perché le dimensioni non ne giustificano l’ esistenza. Ma chi se ne assume il compito? Il guasto più dirompente, peraltro, lo produce la riforma costituzionalizzata con il cosiddetto «giusto processo», introdotta con legge del 2001. Così il procedimento penale è divenuto irreversibilmente uno strumento sofisticato e costoso, incardinato attorno al principio che la prova deve essere formata in contraddittorio davanti al giudice. Con questo meccanismo per arrivare fino in fondo occorre un sacco di tempo. In questo modo il sistema si imballa. Infatti gli autori del nuovo codice riconoscevano che il suo funzionamento era legato al successo dei riti alternativi, poi non registrato. Come è stato possibile questo disastro? Ecco il clou della discussione che oggi dovrebbe aprirsi.

Fonte: Repubblica del 23 aprile 2012

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