IMMAGINIAMO che, nel campo delle relazioni industriali e degli assetti della contrattazione collettiva, sia in atto una corsa tra due distinti equipaggi partiti da punti oppostiper raggiungere approdi anch`essi agli antipodi.
Il primo equipaggio è partito da ovest verso est, il secondo da est verso ovest. Non è detto che riescano ad incontrarsi in una località intermedia.
E`più probabile che ognuno cerchi di raggiungere la sua meta prima dell`altro. Questa metafora aiuta a spiegare quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi, dopo gli accordi di Pomigliano e di Mirafurri, i relativi referendum e le dichiarazioni dei protagonisti di una vertenza che ha aperto uno scenario di profondo cambiamento nelle politiche del lavoro. Sergio Marchionne guida il primo degli equipaggi su cui sono imbarcati – un poco inebriati per la velocità degli eventi e preoccupati per i possibili approdi – la Cisl, la Uil e gli altri sindacati firmatari delle intese. L`ad del gruppo ha già dichiarato le sue intenzioni: i criteri e le modalità concordate a Pomigliano e a Mirafiori saranno estese anche agli altri stabilimenti italiani (Melfi e Cassino). Le conseguenze non interessano a Marchionne: l`orizzonte del manager italo-canadese è insieme più ristretto e più ampio; riguarda, da un lato,l’Italia, dall`altro il mondo.
LA FIAT è ormai una multinazionale che ha degli stabilimenti nel nostro Paese; in queste unità produttive – a cui il gruppo intende riconoscere un rilievo significativo nel contesto di una strategia globale e mediante un congruo piano di investimenti – deve essere applicato un `nuovo modo di fare l`automobile` come avviene ormai ovunque. Può essere che il suo esempio, nel frattempo, venga imitato da altre imprese, mandando a gambe all`aria un modello di relazioni e con esso un sistema di potere bipartisan che associa le confederazioni tradizionali alla Confindustria. Ecco perché l`altro equipag- gio – che tiene insieme l`establishment di casa nostra compresa la Cgil e l`associazione di viale dell`Astronomia – prende l`avvio da posizioni diverse e si accanisce nella ricerca di soluzioni rivolte a neutralizzare l`operazione-Marchionne e a ricucire lo strappo provocato dalla sua strategia.
LA CONFINDUSTRIA ha già proposto un`uscita di sicurezza: la Fiat si avvale delle deroghe per negoziare le condizioni di lavoro, promuove la costituzione della Federazione dell`auto, incaricata di concordare con i sindacati un contratto nazionale di settore e rientrare così nel sistema confindustriale. La stessa associazione datoriale, poi, è disponibile a iniziare una trattativa sulla rappresentanza sindacale, coinvolgendo la Cgil allo scopo di riaprire la `stanza dei bottoni` alla Fiom. Che si debba arrivare ad un riordino in grado di evitare una balcanizzazione delle relazioni industriali e una contrattazione fai da te` è assolutamente preferibile, ma per riuscirci occorre guardare avanti risolvendo talune delle questioni centrali poste da Marchionne.
E` necessario, in primo luogo, dare più spazio alla contrattazione aziendale facendone il vero momento dello scambio tra impresa e lavoratori.
E`quanto avviene in Germania, nelle imprese impegnate nella competizione internazionale, che hanno applicato per prime le clausole di deroga; è quanto si propongono, in Italia, altre categorie come i tessili che stanno adottando la formula del contratto nazionale`leggero`per dare più peso al negoziato a livello di azienda.
L`ALTRO TEMA introdotto da Marchionne riguarda la cosiddetta clausola di responsabilità che punta a superare una conflittualità anomala che si è sempre fatta scudo del discutibile principio per cui lo sciopero è un diritto individuale del lavoratore. In sostanza, non dovrebbe essere più consentito ai sindacati di assumere impegni che poi non vengono mantenuti da gruppi di lavoratori, attraverso il ricorso a scioperi più o meno spontanei, poi coperti dalle organizzazioni sindacali. L`argomento è delicato, ma le aziende hanno il diritto di difendere i loro investimenti nell`interesse stesso delle maestranze.
Un’automobile per due corse
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