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Una sorpresa dall’inflazione

E’ possibile che a febbraio l’inflazione nell’area euro scenda allo 0,6%. Un livello così basso in fase di ripresa dell’economia – l’euro area tornerà a crescere quest’anno – è un problema per la Banca centrale europea. Potrebbe essere il momento per decisioni non convenzionali?
Il calo è dovuto a una discesa dei derivati del petrolio che si cumula con la consueta debolezza dei consumi interni. Non siamo ancora alla deflazione che si auto-alimenta, ma siamo comunque a una dinamica pericolosa. Il valore reale dei debiti non scende come necessario e questo può rendere la dinamica del rapporto debito-pil insostenibile nei paesi in cui la crescita è più bassa e i debiti più alti. Di fatto la crisi della periferia non è aiutata da un’inflazione troppo bassa. Da questo punto di vista il paese più critico è l’Italia.
Per la Bce c’è un ulteriore coincidenza da considerare. A marzo la Banca presenterà le proprie previsioni per la crescita e per l’inflazione. Lo farà nel momento in cui i fattori deflattivi saranno più evidenti. Tutti aspetteremo di capire che cosa abbia in mente la Bce. Nei mesi passati uno scenario di questa natura era associato al varo di misure di allentamento quantitativo, cioè acquisti di assets da parte della Bce, mirati a sostenere i prezzi in particolare dove cadono di più e quindi in modo differenziato attraverso l’euro area. Di recente Mario Draghi ha un po’ raffreddato quelle aspettative.
Lo scenario alternativo è che aumenti la dinamica dei prezzi in Germania. Berlino vive un boom grazie al livello straodinariamente basso dei tassi d’interesse. Il livello reale si riduce quanto più i prezzi aumentano e quindi la crescita si autoalimenta. Il Kieler Institut prevede per quest’anno un’inflazione all’1,7%, Bundesbank prevede nel 2015 l’1,9%. Ancora gli economisti di Kiel prevedono per l’anno prossimo il 2,5% forse anche il 3% nell’orizzonte più lungo. A quel punto, se in Italia si manterrà flessibilità dei prezzi, l’aggiustamento entro l’euro area sarà meno deflattivo pur osservando un’inflazione media vicina al 2% come da mandato Bce.

Fonte: Sole 24 Ore del 29 gennaio 2014

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