• sabato , 26 Ottobre 2024

L’Europa tenta la destra

Avete domande sull’Europa e il suo futuro? Qui c’è qualche risposta…
La crisi finanziaria ha fatto saltare anche il governo spagnolo. Si è passati dai socialisti di José Luis Rodriguez Zapatero ai popolari di Mariano Rajoy. L’ago della bilancia politica europea si sposta ancora verso destra?
«No, in realtà il voto iberico ripristina gli assetti rotti in ottobre dalla socialista Helle Thorning-Schmidt. Oltre a Copenaghen, la sinistra è al potere in Austria; a Cipro dove si è votato quest’anno, ha vinto il centrodestra, ma i pesi non sono mutati; in Slovenia, paese che va al voto il 4 dicembre e la sfida fra i due poli è accesa e decisamente aperta; In Irlanda i laburisti governano col centrodestra».
Resta dunque dominante il colore del centro e della destra sul vecchio continente?
«La storia ha dimostrato che gli effetti d’una recessione e delle turbolenze finanziarie, con le immancabili eccezioni, aumentano il divario fra i governi e i cittadini, per poi indebolire chi è al governo indipendentemente dall’appartenenza politica. Hanno lo stesso effetto l’assenza di soluzioni o le determinazioni troppo decise e dolorose. E’ molto raro che un premier sopravviva ad una crisi, anche se l’ha risolta. Il cancelliere tedesco Schroeder, socialdemocratico, è uscito bene dalle difficoltà di inizio secolo ma ha pagato alle urne le riforme di cui, sino a un certo punto, ha beneficiato l’esecutivo della cristiano democratica Merkel. Nel 2013, in Germania, potrebbe accadere l’inverso».
In Grecia hanno fatto il doppio salto mortale. Da destra a sinistra, a tutte e due?
«I governi di unità nazionale sono tornati di attualità in queste fase della storia. La crisi ellenica è stata scatenata dall’atteggiamento truffaldino del centrodestra che ha truccato i conti pubblici. Il premier George Papandreou, salito al potere nel novembre 2009, le ha tentate tutte per raddrizzare la situazione interna. A furia di tagliare si è trovato senza maggioranza, e una improvvida vocazione referendaria lo ha messo fuori scena. Atene si è affidata a un banchiere centrale, Lucas Papademos, che – alla stregua del predecessore – ripete “ora riforme per restare in Europa”. Lo sostiene una maggioranza ampia e traballante. Il centrodestra chiede elezioni. Nonostante il suo passato, pensa di vincere».
Negli stati attaccati dalla speculazione il premier è sistematicamente caduto, vero?
«L’Irlanda si è quasi salvata, ma al prezzo di un cambio di timoniere. Nel febbraio 2011 si è passati dal centro al centro con sinistra. Lo schema è complesso: il primo partito è a destra di quello che governava prima, ma ora è in coalizione coi labour. Comunque sia l’economia si sta riprendendo più di quello che si potesse pensare solo pochi mesi fa».
Spagna e Portogallo hanno destini simili. Come mai?
«In entrambi i casi la crisi ha steso un esecutivo socialista e lo ha sostituito con uno di destra. L’altra similitudine è che, prima del voto, sia a Madrid che a Lisbona, i partiti hanno gestito insieme i piani di rilancio promessi all’Ue».
E l’Italia?
«Storia analoga. Speculazione fortissima causa debito elevato. Attacchi dei mercati in ragione della convinzione che il governo non avrebbe agito rapidamente sulla strada del risanamento e della ripresa. Premier senza maggioranza e governo tecnico per compiere il lavoro che avrebbe dovuto essere fatto da tempo».
C’è il rischio di una deriva estremista in Europa?
«Eccome. In Olanda i liberali di Mark Rutte sono ostaggi dei nazionalisti, antislamici di Geert Wilders. In Francia il consenso che nei sondaggi raccoglie Marine Le Pen in vista delle presidenziali 2012 sottolinea la divergenza fa politici e cittadini. Il voto di protesta trova sopratutto nell’Ue un nemico facile, lo si vede dal favore crescente per il ritorno alle monete dell’era pre-euro, sebbene la convinzione più diffusa è che sarebbe un suicidio economico. Il presidente Sarkozy rischia grosso e la sinistra potrebbe profittarne, posto che i centristi difficilmente accetterebbe di votare un estremista in un eventuale ballottaggio senza l’attuale inquilino dell’Eliseo».
Turbolenze anche a Est?
«C’è maggiore stabilità politica dove la crisi ha picchiato meno duro. Il centrista Tusk è stato appena riconfermato in Polonia, mentre il resto della regione vive parecchie crisi e tensioni».
Ultima curiosità. Come se la cavano gli inglesi?
«Nel maggio 2010 i conservatori di David Cameron hanno incollato una maggioranza coi libdem di Nick Clegg pur di cacciare i laburisti di Gordon Brown. Non va benissimo bene. Al prossimo giro potrebbe andare diversamente»

Fonte: La Stampa del 22 novembre 2011

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