• martedì , 3 Dicembre 2024

Draghi:la Germania cresce per le esportazioni, i consumi e gli investimenti, l’Italia cresce a rimorchio.

«L’Italia ha avuto un secondo trimestre buono e un terzo trimestre meno buono. La Germania cresce molto per le esportazioni, ma per la prima volta la sua crescita si fonda anche su consumi e investimenti. l’Italia cresce a rimorchio». Nel corso degli incontri del Fondo monetario e della Banca mondiale il governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board, Mario Draghi, riassume in una conferenza stama lo scenario economico nel quale si colloca anche il nostro paese.
Per noi italiani, spiega «l’obiettivo dovrebbe essere quello di coniugare crescita con austerità. E certamente da questo punto di vista la Germania è un grande esempio» per la sua capacità di mettere a frutto le riforme strutturali. L’austerità, tuttavia, avverte, è un termine da non equivocare: «L’austerità alla quale io mi riferisco è qualcosa i molto diverso da quella degli anni ’70 e in parte è stata già avviata, con l’approvazione di alcune leggi sul controllo del deficit. Ora si tratta di attuarla, effettuando con lucidità i tagli dove è necessario e i “non tagli” dove è necessario non tagliare».
Quanto alla ripresa mondiale, Draghi spiega che oggi sulla sua sostenibilità gravano alcuni rischi:«Certamente negli Stati Uniti e in una certa misura in Europa c’è il rischio di un aumento della disoccupazione. E’ un aspetto che deprime i consumi e i consumi sono parte essenziale della ripresa». Un altro rischio secondo il governatore è rappresentato dagli elementi di fragilità del sistema finanziario, che permangono.
A chi chiede se, in tema di finanza internazionale, non stiamo tornando al punto di partenza, con troppa liquidità in giro che pone le premesse per nuovi eccessi speculativi da parte delle banche, Draghi risponde:«Non siamo tornati indietro. I tassi d’interesse sono molto bassi e hanno due conseguenze: la prima è che nascondono l’effettiva qualità dei crediti bancari, cioè le banche ritardano il momento in cui scoprono che gli impieghi hanno una cattiva qualità. Si crea quindi un rischio di aumento dei tassi. La seconda conseguenza è che i bassi tassi comprimono i profitti e le banche sono spinte a cercare investimenti più rischiosi».
Secondo Draghi, però, dal punto di vista del controllo dei rischi, le banche hanno fatto molti progressi. Quanto agli stipendi dei banchieri e al livello pre-crisi dei “bonus” sui quali si era soffermato l ministro Tremonti , con il suo «sono tornati i bankers», Draghi ha detto che «è vero, c’è qualche ritorno, ma si tratta di un fenomeno molto limitato, mentre in generale, oggi le banche allineano meglio le loro politiche retributive ai rischi». In tema di cambi, Draghi ha spiegato che il ritorno al protezionismo «non è assolutamente probabile» e ha ribadito come non siano in atto guerre delle valute, ma che si debba comunque «stare attenti a non adottare rimedi peggiori del male», tra cui comportamenti protezionistici.
«Qual è la probabilità che questi rimedi vengano adottati?», si è chiesto il governatore di Bankitalia, rispondendo poi che «non è assolutamente probabile» soprattutto alla luce della lezione appresa dopo quanto accadde al termine della crisi del ’29. «Da allora – ha spiegato – è emerso un intento unanime concorde di ricorrere ad uno schema di interventi multilaterali e non unilaterali per risolvere i problemi». «C’è la volontà di muoversi lungo un percorso multilaterale», ha quindi ribadito, sottolineando come soprattutto nell’area valutaria «le iniziative di tipo unilaterale non sortiscono effetti». Infine, a chi domanda se l’attuale apprezzamento dell’euro non comporti rischi, Draghi si limita a rispondere: «La politica monetaria della Bce è orientata alla stabilità dei prezzi». La priorità, in altri termini, resta il controllo dell’inflazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore del 10 ottobre 2010

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