• sabato , 27 Luglio 2024

“Banche italiane non a rischio”

«Le banche italiane non corrono rischi sistemici» in Ungheria. Il Governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board, Mario Draghi, risponde così a chi chiede della crisi ungherese e dei suoi risvolti per le aziende di credito del nostro paese. «Già il 23 maggio ho detto che le nostre banche sono appropriatamente capitalizzate e sono entrate nella crisi senza problemi. Per molte ragioni: per il loro modello di business molto centrato sull’operatività bancaria tradizionale; per una gestione del rischio che le mette al riparo. E anche per la qualità della supervisione creditizia».
Ai giornalisti che chiedono in che modo le nuove regole per la riforma dei mercati potranno contribuire a calmare le inquietudini che stanno mettendo alla prova l’euro e le borse, Draghi risponde ricordando che il lavoro di riforma della finanza internazionale è in corso da due anni e serve innanzitutto a progettare un sistema finanziario molto più robusto nel futuro. Ma, di certo, anche in rapporto all’attuale volatilità dei mercati, alcune cose si debbono fare. Il Governatore elenca quattro passi imprescindibili: «Occorre agire con la massima determinazione per raggiungere gli obiettivi della riforma – spiega Draghi – Inoltre è necessario attivare un meccanismo di enforcement, che preveda quindi anche sanzioni per quanti non si mettono in regola in rapporto alle direttive impartite». In terzo luogo, secondo Draghi, serve un più stretto coordinamento della comunicazione ai mercati, anche a livello europeo: in pratica, si deve parlare con una voce sola, senza cacofonie. «Da questo punto di vista – sottolinea – è importante il lavoro che sta facendo la Bce in questi giorni». Come ultimo punto il presidente del Fsb cita quella strategia di risanamento dei conti pubblici e di riforme strutturali per la crescita che rappresenta in questo momento la priorità a livello europeo.
Quanto ai tempi della riforma di Basilea 2, Draghi ha ribadito ieri come sia «cruciale» l’entrata in vigore delle nuove norme nel 2012 e come per il Fsb la priorità sia far passi avanti verso il nuovo accordo di Basilea, anche se alcune parti della riforma potranno essere messe in atto più rapidamente e altre meno. «Sin dall’inizio abbiamo inoltre chiarito che vogliamo conseguire la realizzazione della riforma dei requisiti di capitale in un modo che non metta a repentaglio la ripresa economica». Per Draghi è tuttavia essenziale dotare il sistema finanziario internazionale di una più forte struttura del patrimonio di base. Draghi ha poi citato uno studio secondo il quale, se i requisiti minimi di capitale richiesti fossero più alti del 2%, per il sistema finanziario internazionale la riduzione del rischio sistemico sarebbe pari al 50%. Il Governatore ha confermato inoltre che è in dirittura d’arrivo l’esercizio di valutazione d’impatto delle nuove norme sui ratios e ha detto che il prossimo 14 giugno si terrà a Toronto una riunione plenaria del Fsb per la definitiva messa a punto delle proposte da presentare al G20 dei capi di governo di fine mese. Ma Draghi è stato anche molto netto sugli stress test per le banche europee, la cui pubblicità è stata sollecitata dal ministro del Tesoro Usa Tim Geithner. «Quando gli Stati Uniti hanno deciso di pubblicare gli stress test relativi alle banche americane, la decisione ha comportato un grande beneficio per il mercato e per le stesse banche,perché ha contribuito a diradare le incertezze – ha spiegato. Anche noi europei dovremmo iniziare a fare lo stesso. Certo, la situazione in Europa è molto diversa da quella delle banche americane. In ogni caso – ha concluso – in Europa dobbiamo fare un serio sforzo di trasparenza». Sulla tassazione delle banche, Draghi ha detto che a livello internazionale serve «una piattaforma comune minima» di valutazioni sulla necessità di un contributo delle banche ai costi per i salvataggi e per gli aiuti al sistema finanziario. Rispetto a tale minimo denominatore comune, poi «ogni paese può agire con dei provvedimenti» nazionali come una tassa o una misura sul capitale. Ma se avesse una bacchetta magica, oggi quale regola varerebbe per prima? Chiede qualcuno. Draghi sorride e gira la domanda al presidente della Bce, Jean Claude Trichet, che risponde con semplicità: «La bacchetta magica non c’è. Non siamo maghi».

Fonte: Sole 24 Ore 5 giugno 2010

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