Dopo settimane in cui si sono accumulate confuse notizie sulle bellicose intenzioni americane circa una vera e propria guerra dei dazi minacciata (e in parte già inaugurata) nei confronti di Cina, Ue e Resto del Mondo, la silenziosa dolente scomparsa di Papa Francesco nella settimana pasquale sembra accompagnarsi ai primi timidi segnali di ripensamento di Trump e conseguenti aspettative di risposte diplomatiche per allontanare lo spettro di una recessione globale.
Quattro idee per ribattere al “Liberation day”
In attesa delle prossime (purtroppo imprevedibili) mosse di Trump, vediamo qualche punto di una possibile agenda dei governi europei. Primo, mettere sul piatto della bilancia dei prossimi negoziati un rapido avvicinamento delle spese per la Difesa verso il 2% del Pil minimo per i singoli paesi Ue: un obiettivo da calibrare nel quadro della Nato a fronte dell’impegno a concordare una programmazione congiunta di un graduale disimpegno statunitense dalle basi militari Usa in Europa.
Perché crescono le disuguaglianze
L’impatto del MAGA (Make America Great Again) sulla cultura politica del mondo in cui viviamo si farà sentire a lungo, al di là della retorica sull’”alba dell’età dell’oro” proclamata da Trump nel suo logorroico discorso sullo stato dell’Unione del 4 marzo.
Se i dazi penalizzano chi li impone
L’arma dei dazi, che Trump ha sfoderato appellandosi ai pieni poteri che la legge federale del1977 IEEPA (International Emergency Economic Powers Act) conferisce al presidente in presenza di un’emergenza per la sicurezza nazionale , potrà forse essere in parte la classica pistola che Trump poggia sul tavolo finalizzata ad estorcere condizioni ancora più vantaggiose per i manufatti che gli Usa scelgono di importare dai paesi fornitori a basso costo, a cominciare dalla Cina, ma anche dall’Europa (D.Taino, Corsera 10.02).
Gli squilibri cinesi e l’arma dei dazi
Passato un quarto di secolo dall’ingresso della Cina nella WTO (11 dicembre 2001), tornando alla Casa bianca Trump non avrà vita facile nel declinare il suo MAGA nei confronti della Cina, il cui rapidissimo avanzamento come rivale geopolitico (non chiamiamolo “nemico”!) continua a sorprendere il mondo.
Le tre linee d’azione che l’Italia non può dimenticare
Il prossimo cambio della guardia alla Casa Bianca, salutato da Trump come rilancio della vocazione di grandezza americana (MAGA) in un mondo multipolare disorientato dai rumori delle guerre, delle sorprese climatiche e delle pandemie in agguato, dovrebbe anche in Europa sollecitare una riscossa, dopo almeno un ventennio in cui si è allargato il divario di produttività e crescita tra le due sponde dell’Atlantico
L’imprevedibile Trump e l’arma dei dazi
Mancano poche settimane all’insediamento del governo Trump-2, col favore della Corte Suprema (già pesantemente condizionata dalla composizione dei suoi membri segnata dalle nomine di Trump-1), che su richiesta del procuratore speciale Jack Smith si prevede archivierà le 34 accuse pendenti su frodi di massa durante le elezioni del 2020, falso in bilancio e aggressione sessuale.
L’arma dei dazi costerebbe cara agli Usa
Il prossimo ritorno di Trump alla Casa Bianca sta già lasciando tracce profonde sugli scenari di vera o presunta “deglobalizzazione “con cui il mondo, e in particolare l’Europa, si confronteranno nel prossimo futuro. Sono chiari segnali di cambiamento di rotta gli annunci di maggiori dazi sulle importazioni statunitensi e di freno alle migrazioni dal Messico e dal Sud America.
L’inefficacia delle sanzioni alla Russia
Viviamo sempre più in tempi di guerra dentro i confini dell’Europa e del Medio Oriente e il pubblico continua a chiedersi se le sanzioni da tempo imposte alla Russia dall’Occidente siano un’arma spuntata per fermare la guerra e favorire la pace.
Il ruolo dei Brics e l’antidoto al mondo anti-Occidente
Forse mai come oggi le Nazioni Unite sono apparse così appannate e impotenti nel gestire una fase di storia del dopoguerra dominata da venti di guerra, minacce nucleari, terrorismo, crisi dei partiti moderati, dilagare di istanze illiberali e populiste nel cuore delle democrazie liberali.