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L’Euro vivrà

I pessimisti per natura e costituzione continuano a lamentarsi. L’euro è debole, l’euro scomparirà, l’euro metterà in crisi l’Europa. E poi consigliano ai risparmiatori di sbarazzarsene. Francamente, io penso proprio l’opposto. L’euro è debole oggi nei confronti del dollaro. Ma l’euro è indispensabile alla sopravvivenza dell’Unione Europea (EU). E siccome la maggioranza degli abitanti dei paesi che hanno adottato l’euro desiderano che l’Europa si rafforzi, è proprio questo desiderio che aiuterà l’euro a sopravvivere. Farebbe quindi un grande sbaglio chi si lasciasse indurre ad assottigliare la propria quota di risparmi espressa in euro, ossia a svenderlo. Noi viviamo in Europa ed in un grande paese che ha rinunciato al simbolo nazionalista costituito dalla propria moneta (la lira) e, a costi elevati di cui i paurosi hanno scritto mille volte, ha adottato l’euro come moneta. Se oggi la svendiamo, operiamo contro il nostro interesse. “Dobbiamo” essere ottimisti, dobbiamo credere che l’euro vivrà e sarà proprio questa nostra fiducia il maggior sostegno che l’euro potrà ricevere e gli garantirà la sopravvivenza. Argomento troppo psicologico? No! E’ solo la convinzione che, per gli uomini, la verità (e la realtà quindi) è ciò in cui si crede. E’ questa fiducia nella moneta che costituisce il maggior sostegno alla moneta stessa.
Francesco Giavazzi è uno dei nostri migliori economisti ed i suoi editoriali, esemplari per chiarezza, appaiono sul Corsera. Nei giorni scorsi ha sostenuto la tesi che la nostra ricchezza (ossia il risparmio accumulato dagli italiani) non ci salverà. Di rendita, come aveva ricordato Carlo Cipolla che descrisse i sei decenni di uno storico declino italiano (1620-1680), si può vivere anche a lungo, ma impoverendosi. Non poteva dirlo meglio, anche se, adombrato questo pericolo, Giavazzi ha mancato di aggiungere – forse per mancanza di spazio – qualche cenno ai rimedi, ossia di profittare del minimo costo del danaro che suole aversi in fase di declino e delle grandi liquidità di cui disponiamo per prevedere la domanda a venire ed investire nelle innovazioni indispensabili sia per accrescere la produzione (oggi soprattutto di servizi all’esportazione, come i trasporti) sia per vincere la futura concorrenza nel campo d’investimento aggiuntivo prescelto. Ma c’è un punto sul quale non concordo con Giavazzi: là dove scrive che il maggior pericolo che corre l’euro non è l’uscita della Grecia o del Portogallo, ma la possibilità che se ne vada la Germania. Ma è un’ipotesi improbabile che non dovremmo neppure prospettare. Difatti, io non credo che nella Germania di Schaeuble e della Merkel si possa pensare in questo modo. Tutti sanno benissimo che, entrati nella zona euro, non se ne esce. Nè la Grecia per non pagare debiti nè la Germania per non perdere crediti. La Germania, in particolare, perderebbe la maggior parte degli acquirenti delle sue esportazioni. Inoltre, dal crollo dell’euro che con un’uscita tedesca sarebbe inevitabile, gli investimenti tedeschi nei paesi oggi della zona euro, si trasformerebbero in crediti tedeschi ben poco appetibili quando fossero espressi nelle monete nazionali dei 17 paesi ex-euro (lira italiana, franco francese, peseta spagnola, franco belga, escludo portoghese ecc.). La Germania subirebbe un impoverimento. La Merkel non è certo autolesionista e, quindi, non vorrà mai ritirarsi dall’euro e far crollare il sistema che, in gran parte, si regge sull’economia tedesca.
Ci sono anche altri argomenti a sostegno dell’euro, ma mi sono impegnato con gli amici ad essere breve, anche a scapito di essere esauriente. Allora, vogliamo dirla sintesi? L’euro vivrà, perché è nostro interesse che esso sopravviva.

Fonte: Per gli Amici del 24 gennaio 2011

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