• venerdì , 13 Giugno 2025

Segnali di schiarita ma anche tanto caos

di Fabrizio Onida

Dopo settimane in cui si sono accumulate confuse notizie sulle bellicose intenzioni americane circa una vera e propria guerra dei dazi minacciata (e in parte già inaugurata) nei confronti di Cina, Ue e Resto del Mondo, la silenziosa dolente scomparsa di Papa Francesco nella settimana pasquale sembra accompagnarsi ai primi timidi segnali di ripensamento di Trump e conseguenti aspettative di risposte diplomatiche per allontanare lo spettro di una recessione globale. Le ultime previsioni dell’Ocse e del FMI sul 2025-26 confermano un diffuso ma contenuto rallentamento delle principali economie, con una crescita media del Pil mondiale nel 2026 del 3 per cento risultante da un minimo dell’1,2 per cento nell’area Euro a punte intorno al 5 per cento in Asia orientale (Cina 4,4, Indonesia 6,6).

Sono solo segnali deboli ed eterogenei che qualcosa si sta muovendo: l’annuncio del Segretario al Tesoro Usa Scott Bessent di un prossimo dialogo Washington-Pechino volto a stabilizzare i mercati abbandonando la follia dei “dazi reciproci”; la rinuncia di Trump al licenziamento anticipato del presidente della Fed Jerom Powell che avrebbe ulteriormente confuso i mercati; la smentita da parte della Banca centrale del Giappone di imminenti vendite del massiccio stock di Buoni del Tesoro Usa (su un totale di 8500 miliardi di debito pubblico Usa in mano a creditori esteri) indebolendo il dollaro. Buona notizia è perfino il crollo del 71 per cento degli utili di Tesla e altre società collegate, crollo che ha indotto Musk a concentrarsi sulla cura dei propri interessi rallentando o sospendendo i pesanti licenziamenti di personale in nome del DOGE (efficientamento della Pubblica Amministrazione) che rischierebbero di provocare pericolose paralisi nei delicati meccanismi di governo federale e statale.

Guardando al fronte della guerra in Ukraina, sono significativi i segnali di apertura diplomatica verso un temporaneo cessate il fuoco, che vedrebbe lo stop all’ingente assurda perdita di vite umane e militari, oltre che alle massicce distruzioni di infrastrutture energetiche e di trasporto. Secondo diversi commentatori Zelensky sarebbe oggi aperto al congelamento della linea del fronte nei territori occupati dai russi e l’apertura di un negoziato russo-ukraino sorvegliato dagli Usa, probabilmente accompagnato dalla cessione di sovranità sulla Crimea.
In questo quadro ancora confuso, la Ue potrebbe (dovrebbe) inserirsi con un ruolo attivo di mediazione e proposta attraverso la propria alta Rappresentanza, così come il Regno Unito di Starmer, contribuendo alla lenta ricostruzione di uno scenario multilaterale che era (ancora formalmente è) la missione della Wto, di cui facciano parte Cina e Brasile attraverso la coalizione dei Brics.

I rapporti fra Cina e Occidente sono un elemento-chiave dei prossimi scenari. Da quando nel 2015 Xi Jinping ha lanciato il programma “Made in China 2025” la Cina si è rapidamente evoluta da semplice “fabbrica del pianeta” in uno straordinario “laboratorio del pianeta”, padroneggiando onde di innovazione tecnologica sempre più avanzate e consolidando una rete di catene di fornitura globale che coinvolgono numerosi paesi asiatici tra cui Vietnam, Tailandia, Cambogia, Indonesia, Malesia, Singapore, Sud Corea. Proprio negli scorsi giorni Xi Jinping ha realizzato una fitta rete di incontri in questa area.

Quanto alla sfida tecnologica aperta, emblematico è il caso delle auto elettriche e ibride in cui l’Europa ha accumulato pesanti ritardi (un po’ meno il Giappone), anche per l’assenza di un coordinamento tra le politiche industriali della Ue-27, mentre in Cina le auto BYD e le batterie CATL diventavano monopoliste sul mercato interno e molto rapidamente sviluppavano quote robuste di esportazione.

Vi è poi il tema della offerta di terre rare e minerali critici, in molti dei quali la Cina detiene posizioni apicali talora monopolistiche: tema su cui il think-tank bypartisan di Washington CSIS (Centre for Strategic International Studies) ha lanciato l’allarme: cosa accadrebbe se nell’ipotesi di guerra commerciale la Cina limitasse l’export di questi materiali mentre Usa-Europa-Giappone-Taiwan non dispongono di scorte adeguate? Ne risentirebbe gravemente lo scambio mondiale di semiconduttori e prodotti elettronici in genere.

In Europa si affaccia sempre più l’antico detto “Se non riesci a batterli, unisciti a loro” “If you can’t beat them, join them”, che richiede una buona dose di realismo per essere declinata in modo credibile. Ma è pur vero che strutturalmente, salvo per ora improbabili mutamenti di politica economica, la Cina sovraproduce rispetto alla propria domanda interna e così facendo genera crescenti disavanzi commerciali nel resto del mondo. In tal modo (copyright Lucio Caracciolo) la Cina sta imponendo un cambio di paradigma geopolitico mondiale.

Mentre (ancora Caracciolo) Trump sembra tentato a virare da un “woke politicamente corretto” a un “woke nazionalista di destra”. I recenti attacchi di Trump all’indipendenza di magistratura e università americane sollevano crescenti dubbi se possiamo ancora considerare gli Usa un paese leader in democrazia.

(Sole 24Ore, 26 aprile 2025)

Fonte: Sole 24Ore, 26 aprile 2025

Articoli dell'autore

Lascia un Commento