• giovedì , 12 Dicembre 2024

Quando il professore confonde la tv col computer

Qualche settimana orsono dedicai questa rubrica alla nuova “rivoluzione di Gutenberg” che stava avviandosi con l’ introduzione del libro digitale. Prima di dar conto in breve delle numerose obiezionie consensi ricevuti va segnalato un altro straordinario passo avanti nell’ innovazione tecnologica che ha caratterizzato in questi ultimi mesi il ministero di viale Trastevere, prova tangibile delle possibilità che si aprono oggi ad un governo tecnico. Si tratta del gigantesco “concorsone” per insegnanti, il primo dopo 13 anni di attesa. I posti in palio per dicembre sono 11.542, le domande pervenute sono state 321.000, in grande maggioranza donne. Nei concorsi del passato una prova di queste dimensioni avrebbe comportato anni. Le domande si inoltravano per raccomandata, si dovevano compilare tutti gli elenchi dei candidati e verificarne i requisiti. Dopodiché si effettuavano delle prove scritte la cui lunghezza avrebbe dovuto dimostrare la preparazione del candidato. Decine di commissioni si impantanavano tra chili di fogli protocollo, le correzioni duravano una eternità per cui era certo che la procedura concorsuale non si sarebbe chiusa prima di treo quattro anni. Questa volta con la decisione di togliere le carte dal concorso, la complessitàè compensata dalla moltiplicazione della velocità e della efficienza. L’ invio delle domande avviene per via digitale; la composizione degli elenchi degli ammessi alle prove, divisi per provincia, sarà effettuata automaticamente, così lo smistamento nelle oltre 2.200 aule attrezzate sparse per tutto il territorio nazionale. Gli oltre 320.000 candidati usciti dalle prove preselettive potranno avere i risultati il giorno stesso in cui hanno effettuato il test di selezione. In questo modo le seconde prove che utilizzeranno anch’ esse soluzioni di elevata automazione, potranno essere avviate con tempo record nel mese di febbraio. Una straordinaria novità, che usa lo stesso sistema utilizzato per la maturità per inviare simultaneamente a tutte le commissioni le prove e poi formare le graduatorie attraverso la “lettura ottica “delle votazioni. Tutto questo nella bistrattata amministrazione scolastica italiana che sta dando segnali di grande innovazione al Paese. Segnali che si sommano alla innovazione digitale della didattica e alla rivoluzione dei libri di testo. Detto questo non voglio trascurare le osservazioni critiche sulla rivoluzione informatica che desta anche non pochi timori, come quelli espressi dal prof. Guerra che mi accusa di eccessivo ottimismo nel giudicare i cosiddetti “nativi informatici” dove si nasconderebbero orde di consapevoli luddisti, pronti a tutto pur di rinnovare la prassi di fare il meno possibile col minimo dispendio. La prof. Nadia De Santis di un liceo torinese, pur concordando con i miei giudizi, aggiunge: “L’ opinione dei docenti non è sempre favorevole all’ uso delle nuove tecnologie come mezzo di studio ma non per le ragioni da lei evidenziate (etàe formazione che in assenza dei fondi per aggiornamento non sono un problema da poco). Noi riscontriamo chei giovani hanno sviluppato un atteggiamento estremamente naturale nei confronti delle nuove forme di comunicazione legate alla rete ma sono raramente in grado di utilizzarla per lavori di ricerca e per lo studio in generale.” Meriterebbe un trattamento ben più ampio il saggio contro l’ uso delle nuove tecnologie elaborato dal sociologo Franco Ferrarotti (“Critica sociologica” n. 184). Abbastanza assurde appaiono le considerazioni portate sulla nocività, per i bambini più piccoli, dell’ uso del computer, visto che l’ introduzione del libro digitale partirà dalle scuole medie e superiori. E ancora: “Lo schermo della Tv rende passivi… induce a restare immobili e ad essere imboccati da programmi tv di scarsa qualità”. Orbene confondere la Tv col computer dal fatto che hanno entrambi uno schermo è una osservazione ridicola. Il computer, anche se uno ci gioca a scacchi, richiede una interazione: chi rimanesse fermo di fronte a un computer come davanti a un televisore sarebbe come uno scrittore paralizzato davanti a una pagina bianca.

Fonte: Repubblica del 12 novembre 2012

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