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In Portogallo vince la democrazia (per ora)

di Carlo Clericetti

Dopo le consultazioni con “parti sociali, istituzioni e personalità della società civile” il presidente Cavaco Silva ha dovuto cedere e ha dato l’incarico per il nuovo governo al socialista Costa, che avrà la maggioranza grazie all’appoggio degli altri due partiti di sinistra per un programma anti-austerità. Tra poco sapremo se ci sarà un bis del caso greco

Alla fine il presidente portoghese Cavaco Silva ha dovuto cedere: il leader socialista Antonio Costa è stato “indicato” per la formazione di un nuovo governo, dopo che quello di minoranza del conservatore Passos Coelho era stato sfiduciato dal Parlamento. La stampa portoghese sottolinea che nel comunicato presidenziale è stato usato il termine “indicato” e non “nominato”, e in questa differenza coglie tutta la malavoglia con cui il presidente si è deciso a questo passo che aveva cercato in tutti i modi di evitare. Sono passati quasi due mesi dalle elezioni, dopo le quali Cavaco Silva si era rifiutato di conferire l’incarico ai socialisti – nonostante che Costa, con l’appoggio degli altri due partiti di sinistra, avesse la maggioranza parlamentare – dichiarando che bisognava “evitare di dare segnali sbagliati alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati”.

Aveva perciò ridato l’incarico al premier uscente, che però era stato subito bocciato da un voto di sfiducia. Nonostante questo aveva resistito ancora: la sua tentazione era di far rimanere in carica Passos Coelho fin quando non fossero possibili nuove elezioni, che però lui, che scadrà a gennaio, non poteva convocare, con la formula dell'”ordinaria amministrazione”, una formula che può essere stiracchiata per fare praticamente tutto ciò che si vuole.

Evidentemente, però, i portoghesi hanno deciso che la democrazia è ancora un sistema da conservare. Nella breve nota della presidenza si dice che “parti sociali, istituzioni e personalità della società civile” che sono state consultate hanno affermato che mantenere in carica l’attuale governo sfiduciato con compiti di ordinaria amministrazione “non corrisponderebbe all’interesse nazionale”, visto anche che l’eventuale scioglimento del Parlamento non potrebbe avvenire prima dell’aprile del prossimo anno. Senza contare il fatto che il nuovo presidente, che sarà eletto con voto popolare, visti i risultati delle recenti legislative non sarebbe probabilmente un conservatore e dunque darebbe comunque l’incarico a Costa. L’ulteriore resistenza di Cavaco Silva avrebbe perciò solo rinviato la questione lasciando il paese per quasi un anno nell’immobilismo.

Il presidente ha comunque preteso che Costa firmasse una lettera in cui si dichiara di voler rispettare gli impegni con l’Europa e con la Nato. Comunisti e Blocco di sinistra non hanno sottoscritto la lettera, ma si sono impegnati a non presentare mozioni di sfiducia al governo. Al contrario dei loro alleati, i socialisti non sono mai stati anti-europei, ma il loro programma è di allentare la morsa dell’austerità che ha ridotto il paese allo stremo. Come pensano di farlo lo sapremo presto: il nuovo governo dovrebbe presentare il proprio programma in Parlamento entro la prossima settimana. Si capirà a quel punto se quello che si è aperto è un nuovo “caso Grecia”, cioè quali saranno le reazioni di Bruxelles-Berlino-Francoforte. Attendiamo con ansia.

(Repubblica.it – 25 nov 2015)

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Twitter: @CarloClericetti

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