• giovedì , 7 Novembre 2024

Il Paese è solo uno, meglio ricordarlo

In questa fase, complicata quanto drammatica della vita politica nazionale il governo Monti non ha alternative. Le classi dirigenti di questo Paese farebbero bene a tenere a mente questa piccola grande verità e magari ad appuntarsela a penna. Non ci sono infatti interessi di categoria o presunti vantaggi elettorali che possano bilanciare i rischi che correrebbe il Paese a causa di un vuoto di potere. La presidente della Confindustria Emma Marcegaglia e gli ex ministri del governo Berlusconi, Maurizio Sacconi e Giulio Tremonti, che con differenti argomenti ed efficacia hanno messo nei giorni scorsi nel mirino l’operato del presidente del Consiglio, dovrebbero sapere che un salto nel buio non avvantaggerebbe nessuno, tantomeno loro. Un politico responsabile e lungimirante, invece, guarderebbe con interesse al successo della difficile missione affidata a Mario Monti se non altro per poter tornare nel 2013 a una piena dialettica elettorale in un clima meno condizionato dall’emergenza internazionale.
È vero che la riforma del lavoro predisposta da Elsa Fornero era preferibile nella sua prima versione, ma sia dalle organizzazioni di rappresentanza delle imprese sia dai relatori del provvedimento al Senato stanno maturando in queste ore emendamenti sulla flessibilità in entrata, l’apprendistato e la stagionalità, utili a correggere i difetti più evidenti presenti nell’ultimo testo licenziato da Palazzo Chigi. Si tratta di operare con competenza, pragmatismo e senso di responsabilità. Se poi il presidente del Consiglio dovesse constatare che in Parlamento la disponibilità a migliorare il provvedimento venisse scambiata per debolezza, non dovrebbe esitare a ricorrere alla fiducia.
In un contesto internazionale caratterizzato da una nuova turbolenza che sta investendo l’eurozona presentarsi indecisi, divisi o addirittura rissosi non fa altro che peggiorare la considerazione che hanno del nostro Paese i mercati finanziari e gli organi di informazione che se ne fanno megafono. Non può non colpire il repentino mutamento di giudizio che si è potuto registrare nei commenti del Financial Times e del Wall Street Journal . La risposta da dare, necessaria anche se purtroppo insufficiente, è quella di una rafforzata coesione delle forze politiche che, oltre ad accelerare il cammino parlamentare della riforma Fornero, dovrebbero varare una legge sul finanziamento dei partiti coraggiosa e rispettosa degli orientamenti largamente presenti nell’opinione pubblica. Il gioco di smarcamento al quale abbiamo assistito negli ultimi giorni può servire a conquistare qualche porzione aggiuntiva di visibilità, un’intervista in più, ma è assolutamente miope. I narcisi non sopravvivono al declino del Paese che li ospita.
Il governo ha sicuramente commesso degli errori, ma c’è qualcuno che in piena onestà intellettuale possa tentare un confronto con le performance dei precedenti esecutivi? Gli ex ministri che ora distribuiscono pagelle ad ogni ora del giorno hanno già dimenticato le continue risse tra l’allora presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia? E il discredito internazionale che ha avvolto per mesi il nome dell’Italia all’estero è già uscito dal file della loro memoria?
Come Corriere non abbiamo in questi mesi lesinato critiche all’azione dei ministri, lo abbiamo fatto sempre con spirito costruttivo e senza dimenticare come il governo Monti abbia completato una riforma previdenziale di sicuro standard europeo, abbia rafforzato la lotta all’evasione fiscale e cominciato a liberalizzare anche i mercati più chiusi. Il limite è stato però quello di aver adottato un mix di tassazione eccessivamente elevata e tagli di spesa troppo timidi.
Si può obiettare, con qualche ragione, che il governo dei tecnocrati impostando la sua agenda, scegliendo di volta in volta le priorità, implementando i singoli provvedimenti lo abbia fatto guardando più nella direzione dei mercati finanziari che in quella del Paese reale. Urge, dunque, una correzione di rotta di metodo e di merito. Agli italiani va data la sensazione piena che quello che sta chiedendo loro lacrime e sangue è il governo di Roma e non di Bruxelles. Se, come raccontano le ricerche dell’Eurisko, la gente è sopraffatta dalle preoccupazioni e ha come unica strategia di sopravvivenza il taglio dei consumi anche del valore di pochi euro, la prospettiva della ripresa si allontana ulteriormente. Monti deve dunque produrre fiducia, e pur nel rispetto delle compatibilità deve trovare la strada per dare un colpo alle tasse e saltare il previsto nuovo aumento dell’Iva. In questa difficile operazione il presidente del Consiglio deve sentire attorno a sé la piena solidarietà delle forze politiche che lo sostengono in Parlamento perché, dev’esser chiaro a tutti, il suo governo non è «il male minore», ma l’unico traghetto di cui disponiamo per raggiungere l’altra sponda. Se fallisce lui…

Fonte: Corriere della Sera del 13 aprile 2012

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