• martedì , 5 Novembre 2024

Il giorno delle europaure

Hollande non preoccupa Bruxelles, e nemmeno la Merkel che trema. E’ la Grecia degli estremismi antirigore che agita le ore di Bruxelles..
Sorrisi di circostanza. Tesi. Molto tesi. Nel deserto d’una domenica che non ha nulla di maggio, ai piani alti delle istituzioni Ue s’è fatta notte cercando ragioni per non avere paura. Hollande che sale all’Eliseo è la migliore notizia di giornata, era attesa e non preoccupa, anzi «abbiamo un alleato per la crescita», ripetono le fonti europee. Anche una Frau Merkel meno solida non allarma, magari apre all’auspicato rigore meno dogmatico. La Grecia sì, quella gela il sangue. I partiti che hanno negoziato il salvataggio hanno perso un terzo dei voti a vantaggio degli estremisti euroscettici di destra e sinistra. Il governo è in forse, Atene potrebbe smarrire la rotta, o cambiarla. Col rischio di affossare l’Ue e la sua moneta.
Sarà per questo che nessuno ha parlato di Grecia, ieri sera. A verdetto confermato il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha compiuto la telefonata di rito col nuovo presidente francese. «Abbiamo un obiettivo comune – ha detto il portoghese -, quello di una crescita duratura, con fondamenta sane, che sia sorgente di nuovi posti di lavoro; dobbiamo trasformare queste aspirazioni in azioni concrete». Lo ha bruciato l’omologo dell’Europarlamento, Martin Schulz, socialista, rapidissimo nel complimentarsi col compagno francese, soddisfazione che s’è tolto anche Elio Di Rupo, premier belga e leader del Ps vallone, sempre meno solo nell’Europa in crisi che svolta a sinistra. Sullo slancio lo ha salutato anche in fiammingo.
L’Europa delle dodici stelle è ben disposta nei confronti di François «il budino», si concede volentieri alle profezie di continuità. Il diffondersi degli euroscetticismi che chiedono all’Unione di tornare a bordo mentre la nave affonda, e affoga i posti di lavoro, ha convinto tutti dell’esigenza di bilanciare il rigore e rimettere in moto la crescita. Hollande a Tulle ha parlato di sviluppo europeo e a Bruxelles questo piace assai. «Ora è chiaro che abbiamo bisogno di minore austerità – riassume Guntram Wolff, vice direttore del think tank Bruegel -. Eppure non è chiaro chi e come abbia la forza di alimentare la crescita».
Ci stanno lavorando tutti. Il commissario per l’Economia, Olli Rehn, ha fatto capire sabato d’essere pronto ad allentare il guinzaglio fiscale. «L’attacco di Hollande al Fiscal Compact andrà misurato con lo spirito del dopo voto», nota una fonte diplomatica. Tolto di gioco Sarkozy, i tecnici della Commissione sperano che la verve tranquilla del nuovo presidente aiuti a mettere insieme in fretta l’anelato «patto per la crescita». Non solo. In molti sperano in un cambiamento di clima. Lo si vede anche dal tweet della vicepresidente della Commissione, Viviane Reding, che – memore degli scontri sui rom con Sarkozy – s’è lasciata andare a un «Finalmente una Francia della Giustizia!» Barroso chiede a Hollande una mano per i suoi bond a progetto e per la tassa sulle transazioni finanziarie. Il francese promette che parlerà di rigore con la Merkel. La vicepresidente del Senato ed ex commissaria Ue, Emma Bonino, assicura che la svolta dell’Eliseo è una buona notizia pure per Roma. «Monti trova un sodale in più per il suo titolo sulla crescita, il che potrà magari aiutarlo a trovare il sottotitolo che ancora non c’è».
La cena dei leader europei, a inizio giugno, misurerà l’effettiva comunione di spiriti. Sempre che non ci siano disordini più grossi da gestire. Atene, ad esempio. «Il voto greco rivela che i cittadini non sono disposti a sostenere troppo rigore – stima Wolff -. Faranno un governo, ma non vuol dire che destra e sinistra estreme non possano bloccare tutto». L’economista tedesco non teme un’uscita dall’Eurozona e nemmeno l’ira delle Borse stamane. «Gli spread saliranno, i mercati sono nervosi per lo scenario greco», aggiunge, assicurando che «per ora non si vede un contagio». L’antidoto per l’Ue, lascia intendere, è più crescita e meno rigore, più Hollande e meno Grecia. Il che, però, funzionerà solo se tutti faranno il loro dovere. Tutti e insieme.

Fonte: La Stampa del 7 maggio 2012

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