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Francia, il Patriottismo dei Casinò

In Francia, lo sappiamo, c’è nostalgia non solo delle “Grandes Puissances” (di cui era una) e della “grandeur” (che pareva che le spettasse di diritto ai vari cambiamenti di République e pure a quelli, peraltro meno frequenti, di Empire), ma non pensavamo che i Casinò, luoghi deputati al gioco d’azzardo (pur se regolamentato con leggi e decreti) fossero un “settore patriottico” da difendere da scalate ostili , soprattutto se extra-comunitarie. Eppure lo precisa il decreto 2005-1739 del Ministro dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria del 30 dicembre 2005, pubblicato, a tempo di record, sul Journal Officiel del 31 dicembre 2005 ed in vigore (altra prestazione da Speedy Gonzales) dal primo gennaio 2006. Il decreto ha un titolo molto tecnico- quasi procedurale: “applicazione dell’articolo 151, comma 3, del codice finanziario e monetario” in materia di “relazioni finanziarie con l’estero”. Roba da annoiare anche i burosauri più incalliti.
Se lo si legge con cura (dopo avere percorso vari siti di Internet con dominio “.fr”, i soli tramite i quali si arriva al testo), ci si accorge che “zitti zitti, piano, piano” (come il Conte, Figaro e Rosina nell’ultima scena del “Barbiere di Siviglia”) Domique Villepin, Thierry Beton, Nicolas Sarkozy, Michèle Alliot Marie, Gilles de Robien, Philippe , Douste Blazy, e Xavier Bertrand (i firmatari di cotanto decreto- in breve tutto il Governo della République) l’anno fatta in barba all’Unione Europea (Ue) proprio nel giorno e nella notte mentre nelle varie capitali si stappava champagne. Da bravi furbetti del “Quartier Latin”.
Il decreto da corpo a quella che era stata un’indicazione di massima del Presidente del Consiglio Vallepin che, formulata la scorsa estate, nessuno prese sul serio e tutti giudicavano diretta essenzialmente ad un’”audience” interna: redigere un elenco di settori “patriottici” da proteggere da incursioni straniere. Ebbene eccolo qua: l’elenco è nel decreto di Capo d’Anno- dalla difesa alla biotecnologia, dai sistemi di tutela dell’informatica ai casinò . Undici settori, ma tanto vasti da coprirne almeno una trentina di comparti delle matrici input-output a 95 settori di cui dispongono gran parte dei Paesi dell’Ue. Le procedure di autorizzazione delineate sono piuttosto complicate; ancora più complesse ove l’operatore straniero interessato sia extra-comunitario.
Nei tristi corridoi degli uffici della Commissione Europea, a Bruxelles, non si è trovato nessuno disposto ad esprimere commenti: dopo le ferie, il decreto verrà posto “allo studio”. All’Unice, la Confindustria europea (a cui appartengono 35 federazioni nazionali di datori di lavoro in rappresentanza di 20 milioni di imprese) non ci si mostra sorpresi più di tanto. Molti altri Stati dell’Ue – è vero – hanno normative in materia di comparti sensibili (come la difesa, la criptologia) e la Spagna ha ottenuto una deroga per tutelare la radio e la televisione. Ma in nessun Paese dell’Ue si ergono barriere a difesa dell’interesse nazionale dei casinò e di vari segmenti della chimica e dell’informatica. Parte delle paratie potrebbero anche essere contrarie all’accordo Omc (Organizzazione mondiale del commercio) del 1987 sulla liberalizzazione degli scambi di servizi. E dire che la stampa francese (a cominciare da “Le Monde” e “Libération”) e i vari vecchi e nuovi “philosophes” hanno trascorso un’intera estate a sghignazzare in materia di vera o presenta tutela dell’italianità di istituti bancari.

Fonte: Ilm Tempo del 7 gennaio 2006

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