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Draghi:contro la crisi usare tutti gli strumenti

La ripresa è tuttora diseguale fra le varie aree del mondo ed è debole nel paesi avanzati, oltre che esposta a rischi. Il Governatore della Banca d’Italia e presidente dell’Fsb, Mario Draghi, non ha mancato di far riferimento alla dinamica differenziata dello sviluppo nel mondo e anche all’interno di Eurolandia, ieri, a New York, dove ha tenuto il suo key note speech al termine della conferenza biennale del Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti (nella quale erano intervenuti l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne e la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia). Da Draghi è stato appena sfiorato, nel suo discorso, il tasto dolente dell’andamento diseguale dell’economia nell’euro area, dove al dinamismo dell’economia tedesca fa pendant una ripresa più debole in economie che soffrono la crisi del mercato immobiliare (la Spagna) o in quelle quelle che hanno problemi strutturali di sviluppo (l’Italia). Il cuore dello speech era infatti l’esame degli impegni sottoscritti dal G-20 per la riforma delle regole finanziarie. Del resto, come hanno scritto il direttore del Financial Times e i suoi colleghi nella loro intervista, le opinioni di Draghi contano a livello internazionale perché presiede il panel globale dei regolatori e perché è «uno dei membri più influenti del consiglio direttivo della Banca centrale europea». E quale sia lo stile del banchiere centrale europeo Draghi, fedele al suo mandato rigido di controllore dell’inflazione (a differenza della Fed, la Bce ha come finalità il controllo dei prezzi e null’altro) ma senza alcuna timidezza nella propensione a usare l’intera gamma di strumenti a disposizione della politica monetaria(comprese quelle che una volta si chiamavano le operazioni di mercato aperto) si evince chiaramente dall’intervista in video concessa a Ft. Nella quale Draghi spiega che è in corso un processo di repricing del rischio e dei tassi sui bonds, che questo processo è disordinato e sta provocando parecchi casi di overshooting, di esagerazioni sugli spreads. Per esempio,dice, i titoli di stato a due anni o con vita residua anche inferiore sono usati comunemente dalle banche come come sostituto del cash: se in questo comparto la volatilità aumenta in modo abnorme, le banche s’ingegneranno a procurarsi liquidità in un altro modo e ciò potrebbe destabilizzare il mercato del credito. Inoltre, afferma ancora, il repricing del tassi sul debito sovrano influenza il valore del collaterale che le banche offrono quando si vanno a rifinanziare presso la Bce e anche per questa via c’è un canale di trasmissione della politica monetaria che viene influenzato. Perciò,sottolinea Draghi, quando la Bce opera in questi mercati, non sta facendo finanziamento monetario del debito pubblico, ma sta semplicemente mettendo in atto la sua politica monetaria, che deve badare a tenere sotto controllo le disfunzioni temporanee e settoriali di alcuni mercati. E’ d’altra parte proprio questo il motivo, conclude, per il quale questi interventi debbono per forza di cose essere temporanei .
Il monito
Mario Draghi, in un’intervista pubblicata ieri su Sole 24 Ore e Financial Times, mette in guardia dal pericolo di una perdita di indipendenza della Bce nel caso di aumento degli acquisti di titoli di stato

Fonte: Sole 24 Ore 11 dicembre 2010

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