• martedì , 5 Novembre 2024

Dieci paesi Ue contro l’evasione fiscale

Si avvicina la piattaforma internazionale di scambio delle informazioni sui conti bancari.Sono già dieci i paesi europei pronti a mettere in piedi, possibilmente entro l’anno, una piattaforma multilaterale per lo scambio automatico di informazioni sui conti bancari che consenta di arginare in modo efficace contro l’evasione fiscale. Ai cinque che martedì hanno annunciato di non voler più dare scampo a chi non paga le tasse profittando della libera circolazione dei capitali – Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito – si sono aggiunti ieri Romania, Paesi Bassi, Belgio e Repubblica Ceca. Sperano di essere l’avanguardia di un patto a Ventisette contro il quale, in questo momento, è schierata apertamente solo l’Austria.
«Il segreto bancario ha fatto il suo tempo», ha affermato Pierre Moscovici al termine della due giorni irlandese di incontri informali fra i ministri Ue dell’economia. Il francese è uno dei promotori della nuova retorica anticiclica europea, il primo che – di fronte alla recessione che non arretra – ha lanciato la guerra economica (per il gettito) ed etica (per la credibilità) contro il traffico di denaro in nero. Da anni l’Ue insegue l’intesa sulla direttiva Risparmio, ma sul fisco i Trattati esigono l’unanimità e due capitali, Lussemburgo e Vienna, evitano da sempre il dialogo.
Aiutati dall’impatto mediatico dell’inchiesta Offshoreleaks, alcuni governi hanno rotto gli indugi. Prima è arrivata la mossa dei Cinque poi, nel giro di poche ore, il Lussemburgo ha deciso di rinunciare anche lui al segreto bancario dal 2015. Sinora, venticinque stati su ventisette hanno partecipato un sistema di scambio informazioni. Austria e granducato hanno mantenuto il segreto bancario, pagandolo con la decisione di imporre una ritenuta alla fonte del 35% che garantisce l’anonimità e facilita il riciclaggio, oltre che l’evasione. «Stiamo passando dalle parole ai fatti – ha promesso il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli -. Per la partenza del nuovo sistema è questione di mesi».
L’evasione ruba ai bilanci europee mille miliardi ogni anno. Il tema sarà al centro del vertice dei capi di stato e di governo Ue in programma il 22 maggio, nel quale si spera di mettere tutti d’accordo, in un modo o nell’altro. Prima bisogna superare lo scoglio austriaco. «Sente un’aria di consenso possibile», prova a dire Grilli. Il effetti il cancelliere Werner Fayman (socialdemocratico) si è detto pronto a negoziare sul segreto, mentre il muso duro l’ha fatto il suo ministro delle Finanze, Maria Fekter (esponente conservatore). «Mi batterò perché non avvenga», ha giurato ieri. Non è una differenza casuale: in Austria si vota a fine settembre.
La Commissione Ue lavora alla formula che consentirà ai dieci di rafforzare e rende più efficace lo scambio di dati sui conti. Il modello di riferimento il Fatca (Foreign Account Tax Compliance Act) che gli americani adotteranno da gennaio, sistema che obbliga tutti i paesi firmatari a segnalare la presenza nelle proprie banche di clienti a stelle e strisce. Michel Barnier, commissario Ue per i mercati finanziari, immagina una piena integrazione futura fra l’Unione e il Fatca. Il suo collega per la Fiscalità, Algirdas Semeta, approva l’iniziativa dei dieci, eppure teme che questo freni il dibattito sui provvedimenti comunitari, direttiva Risparmio in testa. Meglio evitare contese interne, però. Visto quanto poco si è sentito parlare di crescita nella 48 ore di Dublino, l’attacco agli evasori è (almeno) più classico dei «meglio che niente».

Fonte: La Stampa del 13 aprile 2013

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