• sabato , 14 Dicembre 2024

C’è la crisi. Al paese serve stabilità, ma non quella di Fini e Casini

Mettiamo subito le carte in tavola. Credo che il Paese non possa permettersi di andare alle elezioni anticipate. Nei prossimi mesi saranno richieste al Governo italiano – come a tutti gli esecutivi europei – assunzioni di responsabilità cruciali sia sul versante delle politiche pubbliche sia su quello, altrettanto importante, della riforma della governance, un aspetto che, per la natura stessa dell’Unione, chiamerà in causa direttamente le scelte di bilancio e quindi i loro effetti sull’economia dei singoli Stati. In questi frangenti, l’Italia non può marcare visita ed impegnarsi in una campagna elettorale rissosa ed avvelenata. Certo può accadere che non vi siano alternative e che il vento di (lucida) follia che ha iniziato a spazzare via ogni punto fermo del sistema politico, finisca per trasformarsi in tempesta. E il BelPaese corra precipitosamente verso una consultazione elettorale dall’esito incerto, visto che tutti gli analisti sono pronti a certificare che al Senato, con questa legge elettorale, difficilmente vi sarà una maggioranza corrispondente a quella della Camera. Ma procediamo con ordine.
Sembra assodato che vi sarà crisi di governo. Se Silvio Berlusconi vorrà – come è giusto – andare fino in fondo, alla Camera la mozione di sfiducia Fli, Udc e gruppi minori riceverà i voti degli ascari della sinistra. Al premier non resterà altro che salire al Colle e presentare le dimissioni. A questo punto si avvieranno le procedure previste dalla Carta Costituzionale, le quali assegnano la regia della crisi al Presidente della Repubblica. La maggioranza può anche infischiarsene , come si è sostenuto con assai poco garbo e tanta inutile arroganza. Ma la realtà è diversa: dopo il 14 dicembre, a fronte della crisi e delle dimissioni del Governo, non si svolgerà il secondo tempo della solita partita, ma ne inizierà una completamente nuova, con un arbitro differente, che prenderà sicuramente delle iniziative, proporrà dei percorsi e cercherà delle soluzioni. E lo farà – è bene non sottovalutare questo aspetto – al riparo e con il sostegno di una formidabile offensiva mediatica e di opinione pubblica, a cui sarà arduo resistere perché la campagna contro il voto anticipato sarà costruita – magari strumentalmente – su delle esigenze vere, avvertite come tali dalla gente normale, che sarà preoccupata per il proprio futuro, per la sorte di quei risparmi che hanno consentito alle famiglie di andare avanti nei mesi più duri della crisi, il cui valere, tra qualche settimana, potrebbe (l’uso del condizionale è anche uno scongiuro)essere attaccato dalla speculazione internazionale.
Ecco perché, la maggioranza non può limitarsi a gestire questa fase di grande difficoltà secondo una strategia (dopo questo Governo c’è solo il voto) sicuramente corretta, ma adottata all’inizio della crisi politica estiva, in un contesto assolutamente diverso dall’attuale. Facciamo un solo esempio, crudo ma calzante. Berlusconi stesso ha temuto – lo ha detto pubblicamente – che la diga contro un possibile esecutivo tecnico, al Senato, potrebbe crollare, grazie ad uno smottamento di alcuni settori del PdL (che pure hanno dato segnali di incertezza). Se avessero preso una posizione autonoma ad agosto, questi colleghi sarebbero sembrati dei ; a gennaio potrebbero essere considerati dei bravi parlamentari che si fanno carico delle condizioni del Paese, a prescindere dagli interessi di partito. Vi pare poco in una società in cui la gran parte dei media lavora contro di noi?
E’ bene, allora, seguire lo svolgimento della crisi passo dopo passo, con la capacità di interpretare le mosse degli avversari ed agire di conseguenza. Anche Fini e Casini dovranno dar prova di responsabilità. I loro obiettivi sono evidenti: agiscono per conto di quei poteri forti che vogliono la testa di Silvio Berlusconi. In nessun altro modo si spiega la decisione di far cadere un Governo che ha ben operato, anche negli ultimi mesi, nonostante lo sfarinamento della maggioranza. Sarebbe da irresponsabili, però, confermare questo loro oscuro disegno, condizionandolo all’esigenza di governabilità che il Paese esprime.La resa dei conti può essere rinviata a tempi migliori.

Fonte: Occidentale del 6 dicembre 2010

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