• mercoledì , 9 Ottobre 2024

Bruxelles, nove giorni per salvare l’Europa

Bisogna trovare una strategia condivisa per il 23 maggio.
Cercate l’uomo con gli occhiali postmoderni, il socialista sorridente, il volto nuovo, quello parecchio dimagrito che da oggi alle dieci abita all’Eliseo. Se l’Europa cambierà marcia come deve se non vuole affondare fra debito e disoccupati, la svolta passerà per le sue mani, sarà lui a far scattare gli scambi per correggere la corsa della locomotiva troppo rigorista che la Germania ha costruito per i partner continentali. L’Unione ferita dalla crisi provocata dalle banche e dalla finanza allegra di alcuni governi ha nove giorni per disegnare il nuovo piano anticrisi. Seguite François Hollande. Servirà a capire dove si può arrivare davvero. E in quanto tempo.
C’è lavoro per i politici, i loro sherpa e le agenzie di viaggio per gestire un calendario che non lascia tempo per respirare. Il presidente francese entra in carica a metà mattinata e, come prima cosa, vola a Berlino per una cena tête-àtête con Angela Merkel fresca di batosta elettorale. I due si affronteranno dopo la notte di discussioni tese che i ministri dell’Eurogruppo hanno passato ieri a Bruxelles, sulla Grecia che traballa ai margini di Eurolandia, sulla Spagna senza ossigeno, sulla cura antirecessione. Hollande vuol parlare di crescita, chiede fatti concreti senza rinnegare il rigore. La cancelliera valuterà concessioni, ma non c’è da aspettarsi un gran che. Giovedì Hollande e tutti i grandi dell’Europa partono per l’America, destinazione summit G8 di Camp David. Il presidente francese farà prima tappa a Washington per presentarsi a Barack Obama, col quale dovrebbe intendersi meglio rispetto al predecessore, anche se le relazioni francoamericane in genere cambiano poco col mutare del colore politico. Venerdì e sabato consultazione fra i re del mondo, scambio di preoccupazioni, forse di consigli interessati, e confronto su soluzioni per forza di cosa contraddittorie. La Casa Bianca teme che l’instabilità dell’Eurozona possa rendere più difficile la riconferma del presidente Usa, Washington ha bisogno di domanda e mercati stabili per tenere alta la congiuntura. Gli ospiti europei hanno paura per la deriva del deficit a stelle e strisce, oggi più che doppio rispetto alla media Ue. Tornati a casa, il 23 maggio, i leader Ue potranno tirare le somme nella cena bruxellese offerta da Herman Van Rompuy per «iniettare del contenuto nella strategia di rilancio». Vertice informale, sottolineano tutti, in vista di quello che si vorrebbe decisivo del 28-29 giugno, ultimo appuntamento per convincere gli europei che l’Unione è a bordo e non li lascerà affogare. Vuol scolpire un progetto per la crescita con la forza con la quale in marzo si è scritto il Fiscal Compact, patto intergovernativo che ha assorbito la stretta sul rigore di bilancio. Vuol dire generare speranza, anche per farla finita coi suicidi. Seguire Hollande, dunque. Presserà la Merkel, la potrebbe portare alla ragione sui project bond con cui si può movimentare una decina di miliardi di investimenti già in estate, poi magari anche sull’aumento del capitale della Bei, 10 miliardi che ne valgono 200 nel medio periodo. Gli farà sponda l’Italia. Il premier Monti tenta di porsi a metà fra Berlino e Parigi difendendo il rigore del Fiscal Compact e la convinzione della ragionevolezza di un «Growth Compact» che inverta il ciclo. Vorrebbe anche di ripristinare la regola aurea che consente di scomputare parte degli investimenti «genuini» dal deficit. Difficile che passi in tempi brevi.
Il filosofo Edmund Burke, riflettendo sulla rivoluzione francese, scrisse nel 1790: «lo Stato che non ha i mezzi per introdurre cambiamenti, non ha i mezzi per assicurare la propria conservazione». La sfida che l’Europa deve affrontare nelle prossime settimane è la stessa: c’è una crisi ai piani alti del potere, uno scollamento dei cittadini e un’insurrezione euroscettica (democratica, comunque) che si manifesta nelle urne. Hollande ha vinto le elezioni proponendo una nuova rotta, la Merkel le ha perse con la vecchia. Serve un piano per conservare l’Europa. Nei prossimi nove giorni vedremo se la paura del tracollo sortirà il miracolo. Il tempo sarà davvero tiranno.

Fonte: La Stampa del 15 maggio 2012

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