• venerdì , 29 Marzo 2024

Le furbizie che aumentano i morti per Covid

di Bruno Costi

Se proprio ora che le probabilità di contagio dal Covid in Lombardia tornano ad aumentare (come svela il fisico-matematico Roberto Battiston), quella Regione viene autorizzata ad allentare i controlli anti-virus (da zona arancione a zona gialla), significa che l’intero sistema di classificazione a colori messo in piedi dal governo è sbagliato ed anzichè fermare la pandemia la aiuta.

Non è mai stato del tutto convincente il sistema dei 21 parametri che, in automatico, consentono ad una regione di restringere o allentare le libertà dei cittadini in relazione alla diffusione del virus.

Non solo perchè agisce sui contagi avvenuti piuttosto che su quelli attesi, ma anche perchè al di là dei parametri, l’annuncio di un’Italia tutta in giallo, lancia un messaggio ottimista di miglioramento e dunque di possibile rilassamento nei comportamenti che invece i numeri non confermano e che produrrà a gennaio nuove forme di Lock down.

Sappiamo che è difficile gestire opposte esigenze, tutte legittime, come salvare le vite e salvare i redditi, quando privilegiare le prime danneggia i secondi.

Ma permettere ai lombardi e, di conseguenza come esempio a tutta Italia, di tornare fare shopping, spostarsi dalla città, riaprire i bar e i ristoranti quando il virus torna a farsi più cattivo, è come uscire senza ombrello proprio mentre piove di più, o lasciare la porta di casa aperta proprio quando circolano più ladri: un controsenso.

Il fatto è che si tratta di un controsenso pericoloso, perchè la scienza matematica ormai lo ha certificato: ogni 80 nuovi contagi, oggi, c’è un morto in più, fra 1 mese. Sono consapevoli i presidenti di Regione ed il Governo, che se decidono di far contento un barista oggi, significa far morire un nonno domani? A chi tocca fra un mese?

 

Tutto ciò che non è stato fatto per evitare nuove vittime

Sono molte le testimonianze di improvvisazione ed incapacità messe in mostra in questa seconda ondata del contagio.

Tralasciamo quelle ormai stranote come l’apertura delle discoteche in estate, quando si sapeva che sarebbe arrivata la seconda ondata in autunno; o la riapertura delle attività lavorative, o il ritorno a scuola o sul posto di lavoro in presenza nel pubblico impiego, senza aver fatto nulla per evitare gli assembramenti sui mezzi pubblici di trasporto, o  all’esterno  delle scuole al termine delle lezioni.

Ma ora che per Natale le Regioni ed il Governo si orientano a favorire un periodo di festività “tutto in giallo”, ovvero con minori restrizioni agli spostamenti ed alle attività anche fra Comuni, cosa dovrebbe assicurarci che il contagio non riprenda a correre,  e che dal livello “giallo” nel quale oggi ci sentiamo più sicuri, si torni al livello “arancione” o “rosso” di pericolosità nelle nostre regioni?

Cosa è stato fatto per moltiplicare i bus e le corse del metrò negli orari di punta? Cosa, per impedire l’affollamento degli studenti o dei genitori che li prendono a scuola? Cosa, per aumentare il numero di infermieri (ne abbiamo la metà dei tedeschi) per dare assistenza? Cosa, per separare i sospetti contagiati dai loro familiari senza ricorrere al ricovero? Cosa, per far si  che l’App Immuni segnali un contatto sospetto nelle immediate 24 ore e non dopo 12 giorni come accaduto finora? Cosa, infine, per tracciare tutti i contatti dei contagiati e isolarli, affinchè evitino di contagiare altri?

Poco o nulla di tutto ciò, e se qualcosa si è mosso, sta avvenendo nella piena della seconda ondata del virus ed è impossibile che, passate le Feste, tutte le domande trovino magicamente una risposta operativa ed efficiente.

Ma c’è un dato che mostra l’inadeguatezza di fondo del nostro sistema sanitario nazionale e del governo centrale e delle Regioni, ognuno proteso a spostare sull’altro l’impopolarità delle decisioni restrittive: il conto dei morti in rapporto alla popolazione.

 

Perchè l’Italia è il Paese dove si muore di più

Ebbene, i dati della John Hopkins University Medicine, una delle fonti statistiche più accreditate al mondo, dicono che l’Italia è il primo paese tra i 20 più colpiti dal Covid per mortalità in rapporto alla popolazione. Da noi sono venuti meno 102,16 persone ogni 100 mila abitanti e precediamo la Spagna cn 100,63 la Gran Bretagna con 94,25 l’Argentina con 90,40 il Messico con 88,48 e gli Usa con 88,45.

Da noi, dunque, si muore più che in ogni altro Paese al mondo per Covid e quel ”andrà tutto bene” che cantavamo dai balconi di tutta Italia a marzo, oggi è un muto lugubre silenzio che forse si poteva evitare.

La John Hopkins spiega la maggior mortalità come conseguenza del maggior numero di anziani con più patologie, che però , di per sé, non è un dato negativo in quanto svela l’altra faccia longevità della popolazione italiana, da sempre un vanto della qualità della vita italiana.

Ma l’altra spiegazione, confermata anche da molti esperti italiani, è nell’inadeguatezza del sistema sanitario italiano, soprattutto nella medicina territoriale che però continua ad essere sotto valutata.

Se così non fosse il Governo Conte non avrebbe riservato appena il 5% dei fondi del Recovery Plan alla Sanità, solo 9 miliardi su un totale di 196.

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