• giovedì , 28 Marzo 2024

Corte dei conti e Bankitalia all’attacco della manovra di Monti

Fuoco incrociato sulla Legge di stabilità, e non solo da parte dei partiti politici. La nuova miscela di tagli e tasse preparata dal governo non convince la Corte dei conti e neppure la prudente Bankitalia.
Davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il presidente della magistratura contabile, Luigi Giampaolino, attacca: il mix meno Irpef più Iva «è sfavorevole per i contribuenti collocati nelle più basse classi di reddito, 20 milioni di persone che dichiarano fino a 15mila euro l’anno». Inoltre, il taglio delle spese concentrato sulle amministrazioni locali comporta «il rischio di un aumento dell’Imu e delle tariffe comunali».Anche il vicedirettore di Bankitalia, Salvatore Rossi, paventa il pericolo di un aumento dell’imposizione locale, e avverte: «Potrebbe essere prudente prendere in primavera misure correttive per assicurare il pareggio di bilancio anche dopo il 2013».Giudizi taglienti, soprattutto considerato che pochi minuti prima delle due audizioni, lo stesso ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, aveva detto ai parlamentari che la ricaduta della revisione Irpef «sarà positiva per il 99% dei nostri contribuenti», con un beneficio medio pro capite di 160 euro l’anno. Naturalmente, queste cifre non tengono conto dell’aumento dell’Iva. Quest’ultimo provvedimento, secondo Grilli, avrebbe «effetti recessivi contenuti» perché il 50% dei consumi è soggetto all’Iva ridotta del 4%. Si tratta di prodotti di primissima necessità come pane, pasta, latte, olio, frutta e verdura. Ma per tutto il resto le aliquote salgono, e i prezzi anche. Secondo le stime dell’Istat la legge di stabilità avrà un effetto molto pesante sui bilanci delle famiglie, con un «caro spesa» generalizzato. Il risparmio delle famiglie, spiega il presidente dell’Istituto di statistica, Enrico Giovannini, hanno toccato «il minimo storico assoluto». Grilli ritiene, invece, che il supposto alleggerimento della pressione fiscale contribuirà all’aumento del reddito disponibile, e quindi del Pil (+0,1%).Le parole di Grilli non convincono i tecnici, ma neppure i politici. Il più polemico nei confronti del ministro del Tesoro è il segretario Pd, Pier Luigi Bersani. «Il 99% ci guadagna? Non sono d’accordo, a noi davvero non risulta», dice. E su Twitter rincara la dose: «Non sono d’accordo con Grilli. É falso che questa legge non peserà sulle condizioni e il reddito dei cittadini». Una frase pesante, che sottolinea l’insofferenza nei confronti della politica economica del governo. Bersani ne discuterà oggi col premier Monti. E i partiti affilano le armi per la battaglia in Parlamento. «Dalle audizioni emerge un punto comune: la legge può e deve essere cambiata», dice uno dei due relatori, Paolo Baretta (Pd). Le perplessità della Corte dei conti e di Bankitalia non si limitano alla somma del dare e dell’avere tra Irpef e Iva. Entrambe sottolineano il pericolo imminente di un aumento della tassazione locale, in particolare dell’Imu e delle tariffe comunali, a causa dei tagli di spesa. «Vi è il rischio che molti enti decentrati, per compensare gli effetti sulla quantità e qualità dei servizi, inaspriscano l’imposizione fiscale locale», osserva Rossi. A partire dalla seconda rata dell’Imu. Il 75% delle riduzioni di spesa è a carico degli enti locali, puntualizza Giampaolino.Ma oltre al rischio di aumento dell’Imu e delle tasse comunali, il presidente della Corte dei conti indica altri fattori negativi come il «deterioramento della tax compliance», ovvero della fedeltà fiscale, a causa del depotenziamento del contrasto di interessi prodotto dal taglio alle detrazioni in settori ad alto rischio di evasione.Non solo. Giampaolino mette anche sotto accusa la retroattività dei limiti alle detrazioni, «con ricadute negative sulla lealtà nel rapporto fra fisco e contribuente».Nell’elenco delle misure da rivedere c’è anche la nuova tassa sulle transazioni finanziarie, la Tobin tax. Bankitalia sottolinea che questo tipo di imposta ha efficacia se la sua applicazione è diffusa. É infatti molto facile per gli operatori spostarsi in mercati dove la tassa non c’è. L’incasso previsto di 1 miliardo «sconta una forte riduzione delle transazioni; e sarà opportuno valutare – dice ancora Rossi – eventuali affinamenti per evitare fenomeni di disintermediazione del sistema finanziario italiano».Nel complesso, quel che serve secondo Bankitalia, è una politica fiscale che favorisca la crescita dell’economia: «La sostenibilità del debito pubblico e il rapporto con gli investitori internazionali si gioca sulle riforme strutturali e sulle politiche per la crescita», osserva Rossi.

Fonte: Il Giornale del 24 ottobre 2012

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