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Italia e Spagna, due stili nella crisi

Da un po’ di tempo, soprattutto dopo la crisi estiva del debito, la Spagna è diventata un modello per molti commentatori politici ed economici del nostro Paese, che ne apprezzano l’efficienza dei meccanismi istituzionali e la rapidità decisionale. In effetti, Roma e Madrid hanno affrontato la tempesta finanziaria e gli attacchi della speculazione in modi diversi e per certi aspetti opposti che sono rivelatori delle rispettive culture di governo (a prescindere dal colore politico degli esecutivi), e dell’atteggiamento dell’opinione pubblica rispetto alla questione dell’Europa e dei mercati. La vicenda della lettera della Bce, scritta a quattro mani dal presidente Jean Claude Trichet con i rispettivi governatori nazionali e inviata il 5 agosto ai leader dei due paesi, è da questo punto di vista emblematica.
In Italia, dopo qualche reticenza iniziale, vari esponenti governativi non hanno avuto difficoltà ad ammettere l’esistenza della lettera che è stata usata come un grimaldello per rompere l’ostilità diffusa verso l’adozione di misure di austerità fino a quel momento ritenute inaccettabili. La missiva Trichet-Draghi ha quindi sollevato il problema del “commissariamento” del Paese e della salvaguardia della sua “dignità” di fronte ai diktat della banca centrale di Francoforte, diktat che hanno fatto evocare a Mario Monti la figura del . In Spagna non c’è stato nessun dibattito, per il semplice motivo che l’esistenza della lettera non è stata mai riconosciuta, né ufficialmente né ufficiosamente, e le misure di austerità prese dal premier Zapatero sono state imputate alle autonome scelte dell’esecutivo. Solo pochi giorni fa, dopo il passaggio alle Cortes della costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, un portavoce del governo ha ammesso in una dichiarazione peraltro poco ripresa dalla stampa che si trattava di una misura chiesta da Francoforte, precisando che il premier aveva ritenuto di non rendere nota l’esistenza della perché ciò non sarebbe stato .
In realtà la Spagna si è subito piegata alle richieste della Bce. In agosto il ministro dell’Economia Elena Salgado ha annunciato un inasprimento della tassazione sulle grandi imprese, una stretta sulla spesa farmaceutica e nuove misure di flessibilizzazione del mercato del lavoro che sono andate ad aggiungersi alla riduzione del 5% degli stipendi pubblici e vari tagli alla spesa pubblica per un ammontare complessivo di oltre 50 miliardi di euro. Tutto ciò per portare il deficit sotto il 3% entro il 2014. L’Italia ha varato tra molte difficoltà una manovra imponente di oltre 70 miliardi per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, ma non ha seguito alla lettera i dettami della Bce; per esempio non sono ancora state prese le misure di liberalizzazione e di privatizzazione richieste.
La vicenda riflette bene l’atteggiamento dei due paesi rispetto all’Europa. Ipersemplificando una situazione che certamente è molto più sfaccettata, si potrebbe dire che la Spagna salvaguarda nelle forme la propria dignità nazionale ma nella sostanza si sottomette ai dettami degli organismi sovranazionali europei. L’Italia, che rappresenta la terza economia del Continente e dell’Europa è stata uno dei fondatori, mostra al contrario un europeismo sovente strumentale e di facciata al quale non corrispondono comportamenti conseguenti.
Non è una novità. Nel settembre del 1996 Italia e Spagna rischiarono una crisi diplomatica, quando l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi, di fronte alle crescenti difficoltà del Paese a rispettare i parametri di Mastricht, propose al collega Josè Maria Aznar di rimandare congiuntamente l’ingresso dei due paesi nella moneta unica. Aznar non solo rifiuto’ (), ma rivelò al Financial Times la richiesta italiana.
In un recente editoriale il direttore de La Vanguardia, Enric Juliana, che è stato a lungo corrispondente del quotidiano catalano dall’Italia, afferma che . L’Italia invece . I tedeschi ne sono consapevoli, prosegue Juliana, . Affinchè l’Italia segua. La Germania, si sa, ha sempre sofferto il catenaccio.

Fonte: MF del 21 ottobre 2011

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