• giovedì , 28 Marzo 2024

Capriole obbligatorie e testimoni comodi

Credevo che le sole capriole obbligatorie per i politici ed i miei colleghi giornalisti italiani fossero di non menzionare mai, nel riferirsi ai 150 anni dell’unità d’Italia, la volontà e, quindi, il contributo dato all’unificazione sino al 1946 dalla monarchia sabauda e, in particolare, l’obiettivo unificatore perseguito senza eccezioni dai vari re di Casa Savoia. L’incontro voluto da Vittorio Emanuele II a Teano con Garibaldi per ottenerne la collaborazione (in realtà: sottomissione), è la più nota conferma di questo intento. Ma facevo un errore: non è la sola capriola da fare! Altro argomento del quale non si dovrà parlare e necessiterà quindi di ulteriori capriole, è di attribuire le ultime vicissitudini di Berlusconi all’ingenuità di aver consentito al sovrintendente alle sue finanze personali, Giuseppe Spinelli, di dare soldi ad una ragazza che aveva fatto credere di avere 24 anni e di essere nipote di Mubarak, il capo dello stato egiziano, anziché marocchina con qualche mese meno di 18 anni e quindi minorenne. La parola da adoperare è solo “vergogna”, niente ingenuità. Una terza capriola sarà obbligatoria per non affermare che Berlusconi rifiuta le dimissioni. Lui lo ripete ad ogni piè sospinto, ma noi dobbiamo far finta di credere che, insistendo, lo indurremo finalmente a dimettersi. Quindi, capriole per non insistere nel consigliarlo a fare elezioni anticipate, previe dimissioni.
Capriole a parte, nella mia smania di non adoperare le parole che credo inesatte, debbo dire che la parola “vergogna” attribuita al comportamento del nostro Premier è al tutto inadatta. Ammesso che, con l’eccezione della Rosy Bindi e pochi altri, quasi tutti i critici di Berlusconi si dichiarano atei od agnostici, per essi parlare di vergogna è solo usare un’espressione da ipocrisia spagnola! Se vogliamo denigrare Berlusconi, al massimo potremmo usare la parola “presunzione” in quanto egli potrebbe aver presunto: “nessuno oserà toccarmi”, nonostante le troppe fregature ricevute. Ma la più probabile è l’ingenuità, perché risponde appieno al carattere da businessman spicciativo che lo contraddistingue.. Ed oggi il Premier si trova a dover affrontare le testimonianze di 14 escort (nobilizzazione del termine “prostitute”) di Milano2 interrogate, una per una, dalla più grande amica (ironia) milanese di Berlusconi, la pm Ilda Boccassini, da anni in operoso agguato!
Tutto quanto ho scritto sinora non mira ad incolpare il Berlusca di ingenuità, bensì a parlare dei testimoni che utilizzano i giudici milanesi, tra tutti i più all’avanguardia. Un gruppo di questi giudici non sono solo responsabili di voler “inquisire ad libitum” oltre che giudicare (ossia di esercitare due funzioni, la prima delle quali è, a mio parere, una usurpazione di potere), ma anche di scegliere tra i testimoni, quelli che servono alle loro opinioni preconcette, anziché solo quelli obiettivamente più attendibili. Ecco quindi elevati a rango di testimoni dei delinquenti patentati – ad esempio il sig. Spatuzza – cui basta far balenare un miglior trattamento in carcere o gli arresti domiciliari – per far loro testimoniare qualsiasi cosa il giudice faccia capire di desiderare per trovar conferma alla sua opinione preconcetta.
Detto tutto ciò, se dal campo della politica passiamo a quello del business e, quindi, dell’economia dove il ricorso alla giustizia è, in Italia, sin troppo frequente (anche per colpa dell’eccesso di avvocati in cerca di clienti) l’inaffidabilità dei giudici dimostrata più sopra, è un vero guaio. Tanto più che nel campo delle più frequenti controversie giuridiche c’è già una partenza falsata, ossia la categoria dei “giudici del lavoro” che 99 volte su 100 sentenziano a favore dei lavoratori e contro i datori di lavoro. Non sono andato a cercare statistiche perché la cosa è risaputa.
In sintesi, questi pochi cenni dimostrano che in Italia la tanto lamentata “sfiducia” nella giustizia che Berlusconi dichiara da anni di voler riformare è, in via primaria, una sfiducia nei gruppi di giudici, nelle categorie di giudici sia scelti sia chiamati a statuire più che a giudicare, ossia ad esercitare un potere che essi si sono creati anziché limitarsi a giudicare in base alle leggi vigenti. E’ questa la ragione per la quale la riforma della giustizia dovrà in primissimo luogo ridare alla polizia ogni potere inquisitivo su mandato sia dello Stato, sia dei giudici, sia di privati (imprese ed individui) e successivo deferimento ai giudici se la polizia constata violazioni di norme e di interessi dei ricorrenti. Fra tutte è ormai questa la riforma più importante, indipendentemente dalla persecuzione di cui ormai Berlusconi è direttamente oggetto, nell’obiettivo a tutti palese che abbandoni finalmente il Governo del paese.

Fonte: Pergli Amici n.03 del 19 gennaio 2011

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